Dopo il grave episodio di presunta truffa ai danni del sistema previdenziale italiano, la donna accusata di essere una falsa cieca non è più ritenuta responsabile del reato. I giudici del Riesame hanno, infatti, revocato il decreto che aveva sancito il sequestro preventivo di tutti i soldi ricevuti duranti gli ultimi anni che, sommando l’importo di 700 euro al mese, ammontavano a 73mila euro. Le perizie e le tesi portate avanti dai legali della donna, C.V., sessantaseienne di Cava de’ Tirreni, hanno convinto i giudici, che hanno fatto marcia indietro sulla precedente decisione. Quanto dimostrato dagli avvocati Agostino De Caro e Francesco Caiazzo, infatti, è che la donna è ipovedente e con meno venti gradi a un occhio. Non è nata cieca, ma lo è diventata con il passare degli anni. Da qui, perciò, la valutazione fatta dall’Inps nel 2013 di “cecità assoluta” risulta essere veritiera. I due legali sono riusciti a dimostrare come la donna riesca a essere autonoma in alcuni movimenti grazie alle abitudini consolidate negli anni: può circolare da sola per strada, può dare una mano al negozio di suo figlio.
Non c’è nessuna truffa, quindi, per i giudici del Riesame, che ora spingono per la restituzione dei soldi alla donna. Una vicenda rocambolesca, cominciata con un’indagine della guardia di finanza. L’attività investigativa delle fiamme gialle, durante il periodo della presunta truffa, si erano svolte attraverso scrupolosi pedinamenti, lunghi appostamenti e tramite l’analisi delle immagini prodotte da diverse telecamere di videosorveglianza. Come si vedeva nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza, la donna di 66 anni riusciva tranquillamente a camminare lungo le strade della propria città, a contare soldi, ad ammirare le vetrine dei negozi e a svolgere svariate commissioni quotidiane, con autonomia e senza nessun segno di impedimento o difficoltà. Lo stile di vita completamente normale della donna, quindi aveva insospettito i finanzieri e la donna. Creduta una falsa cieca, era stata ritenuta colpevole di truffa. L’episodio, alla fine, si è risolto con l’assoluzione della donna, giudicata non vedente e destinataria della pensione di invalidità per cecità assoluta.
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