Sandokan pentito, l’ex procuratore antimafia Cafiero de Raho, “evento di grandissima importanza”
Cafiero de Raho: “il boss conosce tutta la rete imprenditoriale e di relazioni che ha consentito al clan dei Casalesi di rafforzarsi sul territorio e può svelare, finalmente, dove si trova la cassaforte dell’organizzazione che non è mai stata trovata”
L’ex superboss dei Casalesi Francesco Schiavone, soprannominato Sandokan, una delle ultime figure irriducibili della camorra casalese e custode di importanti segreti, ha deciso di avviare un percorso di collaborazione con l’autorità giudiziaria. Un passo storico dopo un quarto di secolo di detenzione, gran parte dei quali trascorsi in regime di carcere duro. Una scelta che, a quanto si è appreso, sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli hanno cercato di “proteggere” la notizia, per poter raccogliere i primi elementi necessari alla collaborazione e lavorare nel massimo riserbo.
L’ipotesi del pentimento motivato dalla malattia: Francesco Schiavone avrebbe deciso di collaborare con la giustizia anche perché da qualche anno è malato di tumore. Nelle scorse settimane è stato trasferito dal carcere di Parma a quello di massima sicurezza de L’Aquila, istituto attrezzato proprio per poterlo curare. Subito dopo il pentimento, è partito il programma di protezione per alcuni familiari residenti sul territorio. Al momento risulta che sia, il fratello del boss, Antonio Schiavone che, il figlio Ivanhoe Schiavone, abbiano rifiutato.
Ora sono in tanti a tremare; “La collaborazione con la giustizia di Francesco Schiavone può essere davvero molto rilevante: conosce tutta la rete imprenditoriale e di relazioni che ha consentito al clan dei Casalesi di rafforzarsi sul territorio e può svelare, finalmente, dove si trova la cassaforte dell’organizzazione che non è mai stata trovata” a commentarlo, in un’intervista rilasciataall’ANSA,l’ex procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho. “Ci sono molteplici aspetti da esaminare approfonditamente, come la complessa rete di connessioni che ha consentito al clan di infiltrarsi nel settore degli appalti, in particolare quelli legati alla ricostruzione“, sottolinea. “Parliamo degli anni tra il 1980 e la fine degli anni Novanta, un periodo in cui il clan aveva le mani in molti progetti, tra cui la realizzazione della terza corsia autostradale e la costruzione di reti stradali veloci che collegavano i vari comuni della Campania“.
De Raho continua affermando che la collaborazione di ‘Sandokan’ potrebbe rivelarsi cruciale anche nell’affrontare i disastri ambientali causati dallo sversamento illegale di rifiuti. “Carmine Schiavone ne aveva già parlato, ma solo riguardo a una parte dei rifiuti, come quelli smaltiti lungo le autostrade” – afferma l’ex procuratore nazionale Antimafia – “Le informazioni fornite da Schiavone potrebbero consentire indagini più mirate e non più a campione, come è accaduto in passato. Le sue testimonianze potrebbero inoltre offrire dettagli sulla ricchezza accumulata nel tempo dal clan e sulle sue connessioni societarie all’estero“.
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