“Ho rimandato tutti gli impegni del pomeriggio e parto subito per la Campania” – scrive Matteo Salvini sulla sua pagina Facebook ufficiale, – “per portare la mia solidarietà alle donne e agli uomini in divisa che, invece di essere ringraziati, vengono indagati. È una vergogna!”. Con queste parole ha il leader della Lega ha fatto sapere a tutta la comunità virtuale la sua intenzione di recarsi a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Qui, nell’ambiente del carcere sammaritano, la situazione è problematica. La storia è dei primi giorni del mese di aprile, quando tra i detenuti scoppiò una rivolta a causa di alcuni casi di positività al virus che ha messo in ginocchio il mondo intero. In quell’occasione, tra il 5 e il 6 aprile, gli agenti di polizia penitenziaria si impegnarono a sedare la rivolta, ma sono stati poi indagati dai magistrati per violenze e addirittura torture. Questa mattina, 44 agenti di polizia penitenziaria sono stati quindi indagati, in seguito a un blitz effettuato nella casa circondariale da parte dei militari dell’Arma dei carabinieri.
L’arrivo di Salvini si pone in una situazione a dir poco delicata, soprattutto dopo gli accadimenti di oggi. Durante le operazioni di acquisizione dei documenti carcerari e di perquisizione, la tensione tra carabinieri e polizia penitenziaria si è fatta palpabile. A un certo punto, infatti, un gruppo di agenti ha smesso di collaborare con i militari dell’Arma e si è recato sul tetto della casa circondariale per protestare contro quella che secondo loro aveva preso le fattezze di un’ingiustizia. Un’ingiustizia, a quanto pare, anche per Matteo Salvini. Chiare le parole espresse in una diretta sulla sua pagina Facebook ufficiale, in cui lo si vede parlare attorniato da giornalisti e qualche esponente degli agenti di polizia penitenziaria. “Ho chiuso l’ufficio e ho disdetto gli appuntamenti perché non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello Stato”.
Il dialogo poi continua e si sposta su un episodio in particolare: non solo gli agenti di polizia penitenziaria sono stati perquisiti, ma a guardare e, a quanto sembra, a filmare con i telefonini, c’erano anche i parenti dei detenuti. “Può capitare che uno su mille sbagli. Se sbaglia, paga, ma non esiste né in cielo né in terra, davanti ai parenti dei detenuti, perquisire dei poliziotti. Mi domando come possiate venire a lavorare domani”. L’ultimo rimarco del leader della Lega prima di entrare nella casa circondariale, riguarda i comportamenti durante le rivolte e i mezzi da usare nel tentativo di sedarle. “Visto che le rivolte non le tranquillizzi con le margherite, prima arrivano pistole elettriche e videosorveglianza e meglio è per tutti”.
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