Da una parte le infezioni guidate dalle sottovarianti di Omicron BA.4 e BA.5, dall’altra il termometro rovente e le temperature mai viste con gli impianti di condizionamento che lavorano a pieno regime: potrebbe essere il binomio covid/condizionatore ad avere un ruolo nel contagio via aerosol? Dovremmo spegnere il climatizzatore in ufficio, nei negozi o ambienti chiusi per limitare i rischi di infezione? Sul punto sono nati molti equivoci e sono state diffuse informazioni fuorvianti e non sempre corrette, perché i flussi d’aria sono un argomento molto complesso che richiede competenze specifiche tipiche dell’area ingegneristica.
Chiediamoci: per quanto tempo le particelle trasportate da aerosol risultano contagiose? Il tempo di dimezzamento della carica virale del SARS-CoV-2 in aria è di circa un’ora, quindi anche dopo ore le particelle restano infettive. Il tempo necessario perché una particella infettiva raggiunga un qualsiasi punto in un ambiente chiuso (ad esempio una classe scolastica) è nettamente inferiore al tempo necessario per perdere la propria infettività, conseguentemente le particelle infette sono in grado di raggiungere un qualunque punto di una stanza ancor prima di perdere la loro carica virale. In sintesi, la ventilazione è prioritaria sia quando conosciamo la posizione degli occupanti (per esempio nelle scuole) sia quando il soggetto da proteggere e l’eventuale soggetto infetto abbiano una posizione definita e fissa nello spazio (ad esempio in un ufficio) cercando, di evitare quanto più possibile le zone di ristagno delle particelle virali. Una eventuale apertura delle finestre, potrebbe ridurre il rischio, ma dipende da quanta aria entra e da come essa si diffonde nell’ambiente, ma ciò sicuramente peggiora gli aspetti legati al comfort termico e al risparmio energetico.
Meglio un condizionatore o un impianto di ventilazione? Qual è la differenza tra condizionatori e climatizzatori? Un condizionatore domestico o un fan-coil ha come finalità il controllo del comfort termico mentre un impianto di ventilazione meccanica controllata ha come finalità il ricambio dell’aria interna con quella esterna. Rispetto agli split, i fan-coil garantiscono un miglior livello di comfort grazie a un ricircolo dell’aria uniforme e all’assenza di correnti fredde in estate e in inverno non producono un calore secco e fastidioso.
Il condizionatore, come dice la parola, “condiziona” l’aria per favorire il benessere delle persone e agisce su temperatura, qualità, movimento, purezza dell’aria. Come conseguenza della refrigerazione, si ha anche un naturale abbassamento dell’umidità, che rende l’aria ancora più sana e salutare. Il climatizzatore, invece, è un impianto che deve realizzare quanto detto per il condizionatore e in più mantenere in maniera simultanea tutte le qualità dell’aria, inclusa la possibilità di regolare l’umidità.
Chiarito ciò, che si fa? Dobbiamo spegnere l’aria condizionata e i fancoil per ridurre il rischio di contagio da Covid? No, non sono gli impianti di condizionamento a facilitare il contagio ma la mancanza di una adeguata ventilazione L’aria condizionata può contribuire al contagio? Assolutamente no. All’interno di un ambiente chiuso infatti il moto delle particelle è estremamente complesso ed è influenzato da molteplici fattori e non è prevedibile se non attraverso una accurata analisi.
Se sono seduto vicino al fancoil corro maggior rischio di contagio? No, la posizione più rischiosa è quella in cui il flusso d’aria è indirizzato con continuità direttamente dal soggetto infetto a quello suscettibile, cioè se ci si trova di fronte a una persona infetta che parla. Per tutti questi motivi non c’è alcuna necessità, con riferimento alla protezione da agenti patogeni respiratori, di ridurre la velocità del ventilatore del fancoil o di spegnerlo, anzi, se questo è dotato di un buon filtro può contribuire alla mitigazione del contagio: una filtrazione sul ricircolo ben progettata, quindi, ci potrebbe proteggere poiché riduce, mitiga e limita la concentrazione di agenti inquinanti e di virus.