A partire dal prossimo anno scolastico, per ogni gruppo classe, alle medie e alle superiori, è in arrivo il «docente tutor». L’istituzione è stata annunciata dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, in un’intervista rilasciata al Messaggero, in cui lui stesso definisce una rivoluzione.
Si tratta di una nuova figura che dovrà avere una formazione ad hoc proprio per accompagnare gli studenti nel loro percorso di studi mettendone in evidenza le varie potenzialità. Non sarà di livello superiore rispetto agli altri, ma farà da mediatore nel team di lavoro tra insegnanti e famiglie. Oltre alla conoscenza delle sue materie, dovrà essere formato anche su competenze pedagogiche e psicologiche. Aiuterà le famiglie nella scelta dell’indirizzo di studi da seguire.

Il nuovo insegnante dovrà seguire con più attenzione gli alunni con difficoltà d’apprendimento ma anche quelli più bravi che potrebbero avere un rendimento ancora maggiore e che hanno quindi bisogno di ulteriori stimoli per esprimersi al massimo. Ce ne sarà almeno uno per classe ma, se necessario anche più di uno e sarà individuato dalla scuola tra i docenti già presenti. Il tutor avrà maggiori impegni e per questo sarà retribuito di più. Queste le direttive del ministro dell’Istruzione Valditara per colmare il divario causato dalla dispersione scolastica e creare la scuola del merito.
Il ministro annuncia poi un intervento per istituti e territori dove si registrano i problemi maggiori: “Ho chiesto a Invalsi di individuare le 50 scuole italiane che hanno grandi difficoltà. Voglio partire con una sperimentazione come si è fatto in Francia. In queste realtà più difficili le classi dovrebbero essere molto ridotte, dieci studenti l’una. Ho incaricato un gruppo di lavoro di alto profilo di individuare una serie di azioni importanti da realizzare in queste scuole“.
Il ministro è poi tornato sul tema degli smartphone in classe: “Non è, come qualcuno ha detto, un provvedimento contro la modernità. Nella circolare si fa esplicito riferimento alla cittadinanza digitale. È una forma di rispetto verso i docenti e i compagni. È l’uso improprio che ho ribadito essere vietato, dopo anni di trascuratezza, non certo quello a scopo didattico“, rivendica Valditara.
