Infuriano le polemiche intorno all’ipotesi di una ripresa delle attività didattiche in presenza nelle scuole italiane a partire dal 9 dicembre, quindi ad appena una decina di giorni dalla sospensione per le festività natalizie e, soprattutto, con una situazione dei contagi da Covid-19 che continua a non essere per nulla rassicurante (ieri, a livello nazionale, sono stati registrati purtroppo altri 853 decessi, il terzo numero più alto dall’inizio della pandemia). Da un lato, c’è la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che spalleggiata dal Movimento 5 Stelle e col supporto anche dei renziani di Italia Viva continua nel suo pressing all’interno del Governo per riportare tutti gli studenti italiani a scuola in presenza il 9 dicembre. Il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ne ha parlato lunedì, non escludendo la possibilità di riaprire tutti gli istituti a dicembre: dell’ipotesi si potrebbe discutere anche nel vertice dei capi delegazione in programma oggi, anche se il confronto sul tema prosegue innanzitutto all’interno del Governo. Intanto, la ministra Azzolina ha convocato sempre per oggi, col motto “Fare squadra“, una riunione con i sindaci della città metropolitane per fare il punto della situazione.
Un primo paletto sull’ipotesi di un rientro in aula il 9 dicembre, però, lo ha posto subito il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, che ha sottolineato in modo molto esplicito: “Sul ritorno in classe decide la scienza”. E oggi arrivano le dichiarazioni di un esponente illustre del mondo scientifico, l’infettivologo Massimo Galli, primario dell’Ospedale Sacco di Milano e professore di malattie infettive all’università statale. Galli, infatti, in un’intervista al quotidiano La Stampa sottolinea che riaprire le scuole a due settimane dal Natale e nel mezzo della seconda ondata di Coronavirus sarebbe un “boomerang“, tenuto anche conto – aggiunge – che “dopo il grande lockdown dei mesi scorsi abbiamo clamorosamente toppato il contenimento dell’infezione“, per cui al momento “non possiamo certo dire che ci siano garanzie sufficienti“ per una ripresa delle attività didattiche in presenza e, anzi, “riaprire troppo presto per richiudere sarebbe uno smacco ancora peggiore“, conclude.