Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è tempo di bilanci e riflessioni
Secondo il rapporto Eures sono 91 le vittime di femminicidio negli ultimi 10 mesi del 2020. L'assessore regionale Lucia Fortini: "Abbiamo il dovere di costruire una società migliore utilizzando lo strumento più forte che abbiamo a disposizione: la cultura"
Il 25 novembre, laGiornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è un momento di riflessioni, bilanci e numeri. Dati che pesano come macigni e che ogni anno ricordano quanto la violenza di genere, fisica e psicologica, sia un fenomeno radicato all’interno della società e che difficilmente si riesce a estirpare. Secondo il rapporto Eures sul femminicidio in Italia, sono infatti 91 le donne vittime di omicidio nei primi dieci mesi del 2020, un dato in leggera flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nel quale si sono registrate 99 vittime. La lieve diminuzione può essere attribuita a due fattori principali: la prima è la maggiore difficoltà, durante il periodo di emergenza sanitaria, di denunciare, la seconda è invece l’entrata in vigore, nel luglio 2019, del disegno di legge Codice rosso, con il quale sono stati introdotti nuovi reati e perfezionati i meccanismi di tutela delle vittime di violenza di genere: si parla, infatti, di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare, delitto di costrizione o induzione al matrimonio, reato di deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso e revenge porn (la diffusione illecita di immagini e video privati a sfondo sessuale). Dai dati emersi, appare importante sottolineare come il femminicidio sia solamente l’atto conclusivo di una serie reiterata di micro e macro violenze che avvengono in momenti precedenti: secondo il rapporto della polizia di Stato, infatti, dal primo gennaio al 19 novembre 2020, i questori hanno emanato 1.055 ammonimenti per stalking, 956 per violenza domestica e 352 provvedimenti di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare. Il quadro più inquietante che salta all’occhio, però, è come molto spesso tali reati avvengano proprio tra le mura di quello che dovrebbe essere considerato il posto più sicuro del mondo, con i carnefici che diventano proprio le persone che si hanno accanto e nelle quali, erroneamente, si riponeva maggior fiducia: rispetto all’anno scorso, infatti, le vittime in ambito familiare o affettivo sono passate da 68 a 77 (con un incremento del 13,2 per cento). Si tratta di donne uccise prevalentemente da partner o ex compagni, i cui moventi più frequenti sono legati a liti e motivi passionali.
La polizia di Stato ha realizzato una pubblicazione sul tema per fare un necessario punto della situazione. In apertura, è possibile leggere queste parole del capo della polizia e direttore generale della pubblica sicurezza, Franco Gabrielli: “La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale. Si tratta di una tematica complessa che rimanda a un impegno corale. Gli esperti parlano di approccio olistico, capace di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle Istituzioni, alla scuola, alla famiglia“. Fa capo sempre alla polizia di Stato anche la campagna di sensibilizzazione Questo non è amore, nella quale rientra anche questo video.
Riguardo, più nello specifico, la Campania, l’assessore all’Istruzione della Regione, Lucia Fortini, ha sottolineato come un’adeguata educazione affettiva fin dalla tenera età possa essere il modo più efficace per cercare di eliminare la violenza maschile ai danni delle donne. “La violenza contro le donne – sottolinea Fortini – è innanzitutto un fatto culturale. E non si tratta solo di violenza fisica, che forse è più visibile, ma anche violenza psicologica, che lascia segni indelebili ed è più subdola. L’origine di un atteggiamento di prevaricazione dell’uomo rispetto alla donna è da ricondurre senza dubbio all’educazione e alla crescita nel periodo dell’infanzia. Dobbiamo intervenire sull’istruzione sensibilizzando, sia a scuola che in famiglia, i bambini al rispetto dell’altro. Abbiamo il dovere di costruire una società migliore utilizzando lo strumento più forte che abbiamo a disposizione: la cultura”.
Soltanto nell’ultimo mese, i carabinieri hanno registrato a Napoli e provincia undici arresti, tre denunce a piede libero, due divieti di avvicinamento notificati e sette denunce. Inoltre, sono state sei le volte in cui i militari dell’Arma, grazie al coordinamento con il 112, sono riusciti a salvare vittime di violenza arrivando, in tempi celeri, sul posto. Gli stessi carabinieri del comando provinciale di Napoli, nella tematica della sensibilizzazione, hanno afflitto, in tutte le stazioni e tenenze del territorio, un poster nel quale si invitano le vittime di violenza ad affidarsi ai militari dell’Arma, poiché, molto spesso, è stato rilevato come tante donne facciano fatica a denunciare i propri aguzzini. Inoltre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, nella mattinata di domani, si terrà presso la Prefettura di Napoli un incontro sul tema, in modalità telematica, con autorità istituzionali, rappresentanti delle forze dell’ordine e con associazioni antiviolenza.
Anche nel Casertano è molto alta l’attenzione verso la violenza di genere: da giugno 2016, a Marcianise, è infatti attivo lo sportello Una stanza tutta per sé, dall’omonimo saggio di Virginia Woolf, utilizzato per ricevere le vittime di reati di genere e proteggere i gruppi vulnerabili durante il delicato atto di denunciare un sopruso. Si tratta di un progetto nato grazie a un protocollo d’intesa sottoscritto a livello nazionale tra l’Arma dei carabinieri e l’associazione Soroptimist international d’Italia che, in occasione del 25 novembre, vedrà in serata la propria facciata illuminata di luce arancione, colore scelto come simbolo di un futuro senza violenza basata sul genere, come voluto dalla campagna internazionale sui diritti umani promossa dalle Nazioni unite Orange the world. Nell’Avellinese, invece, negli ultimi undici mesi, i carabinieri hanno proceduto con 54 arresti (di cui 28 per maltrattamenti in famiglia, 18 per atti persecutori e 8 per violenza sessuale), 159 denunce per maltrattamenti in famiglia, 157 per atti persecutori e 12 per violenza sessuale.
A far sentire la propria voce è anche il presidente della provincia di Salerno, Michele Strianese, il quale condanna fortemente la violenza contro le donne, sottolineando come l’eliminazione di tale male debba essere considerata una battaglia culturale prioritaria: “La salvaguardia di pari diritti umani e civili – spiega Strianese – e quindi dell’autodeterminazione femminile, la tutela della sicurezza e della serenità di tutte le donne, deve essere un baluardo di civiltà imprescindibile. Noi che abbiamo incarichi politici, ancora di più abbiamo la responsabilità di costruire nuovi modelli culturali, di fare scelte che orientino il cambiamento, con urgenza. Se non partiamo da questo non potremo mai considerarci civili”. Anche le dichiarazioni del presidente della provincia di Benevento, Antonio Di Maria, sono ferme e decise: “La violenza sulle donne è, troppo spesso, annidata nell’indifferenza e nell’accettazione passiva della cultura della sopraffazione e del linguaggio della discriminazione. È nella voce inascoltata delle vittime o nel silenzio in cui sono costrette a rifugiarsi. Il compito delle istituzioni è creare le condizioni – conclude – perché non si sentano più sole rispetto a questo tragico fenomeno, ma affiancate e difese nei loro diritti e nelle loro scelte”.
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