Dopo una settimana infinita, forse la più lunga ed estenuante dell’attuale Esecutivo guidato da Mario Draghi, caratterizzata da una serie interminabile di fumate nere, di accordi, di trattative, di riunioni notturne, di smentite e controsmentite da parte dei principali leader politici per l’elezione del Presidente della Repubblica, finalmente, all’ottava votazione nell’emiciclo, un unicum nella storia repubblicana del nostro Paese, i grandi elettori hanno deciso in serata chi risiederà al Quirinale per i prossimi sette anni. Con 759 preferenze sarà dunque nuovamente Sergio Mattarella a ricoprire il ruolo di Capo dello Stato per la seconda volta, dopo il primo mandato iniziato il 3 febbraio del 2015. Allo scoccare della 505esima preferenza espressa in aula, quorum necessario per poter essere eletti sullo scranno più alto della Repubblica, è scoppiato un fragoroso applauso da parte dei grandi elettori, sia di centro-destra che di centro-sinistra, ad eccezione dei banchi dell’ala destra della Camera, occupati da Fratelli d’Italia. Il partito guidato da Giorgia Meloni, in controtendenza rispetto alle decisioni prese dai principali partiti italiani, ha infatti sostenuto fino all’ultimo la candidatura dell’ex magistrato trevigiano Carlo Nordio, risultato il secondo candidato più eletto con 90 preferenze. Un ultimo lungo applauso è stato infine rivolto dai presenti nel momento della proclamazione del Capo dello Stato da parte del Presidente della Camera Roberto Fico.
Alla fine i partiti di maggioranza, su esplicita richiesta di responsabilità da parte del premier Mario Draghi, per uscire dall’imbarazzo e al fine di favorire un clima conciliante e disteso che permettesse la prosecuzione dell’Esecutivo di “larghe intese”, sono riusciti a trovare una quadra attorno a un nome condiviso, che non mettesse in discussione gli equilibri dell’attuale Governo. Dopo una lunga lista di nomi “bruciati” o ritirati dal tavolo, primo tra tutti quello del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, alcuni dei quali sono stati dati in pasto ai media senza alcuna base reale, come quello della diplomatica Elisabetta Belloni, sulla quale aveva pesato il veto di Matteo Renzi, la tredicesima Presidenza della Repubblica si svolgerà quindi all’insegna della continuità con il “Mattarella Bis”, unica soluzione tra quelle proposte, in grado di creare un consenso unanime tra le diverse parti politiche chiamate in causa. Mattarella, che risulta essere anche uno dei presidenti più eletti nella storia repubblicana, per l’esattezza il terzo dopo Sandro Pertini e Giovanni Gronchi, dopo i dubbi e le titubanze iniziali, vista la situazione di grave impasse nella quale era precipitata la politica italiana, con i lavori del Parlamento e dell’Esecutivo completamente bloccati, aveva dato alla vigilia della votazione odierna, la disponibilità ad accettare un’eventuale carica presidenziale. L’attuale Presidente della Repubblica tornerà così a ricoprire anche il ruolo di capo del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), in attesa dello svolgimento delle celebrazioni ufficiali con l’accettazione da parte di Mattarella del difficile compito nuovamente assegnatogli.
Nel frattempo il “Mattarella Bis”, come dicevamo, sotto l’aspetto politico garantirà dunque la continuità del Governo Draghi almeno per i prossimi mesi, allontanando definitivamente anche lo spettro di una possibile crisi di governo, diversamente da quanto era stato paventato in questi giorni da alcuni commentatori e analisti della politica. La rielezione di Mattarella ha lanciato anche un altro importante messaggio politico, ossia la riconferma dell’alleanza del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle come asse portante della coalizione di centro-sinistra, e riconferma la presenza di Forza Italia e della Lega come partner “atipici” di Governo. Tuttavia, tra i vari esponenti di centro-destra, sono emerse posizioni differenti e le reazioni non sono state sempre le stesse. Il leader del Carroccio Matteo Salvini ha infatti chiesto un incontro urgente con il Presidente del Consiglio Draghi per avviare una discussione sul programma di governo affinché le richieste del centro-destra vengano prese maggiormente in considerazione dall’Esecutivo. Nella Lega, non a caso, serpeggerebbero diversi malumori in quanto il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti avrebbe minacciato le dimissioni. Qualora non dovesse rientrare questa crisi nel campo degli “alleati”, non sarebbe da escludere che nei prossimi giorni si possa aprire una discussione su possibili ed eventuali rimpasti di governo, a patto però che non venga messa in discussione la leadership di Mario Draghi a capo del Governo, così come richiesto esplicitamente dal segretario del Partito Democratico Enrico Letta e dall’ex Presidente del Consiglio nonché “capo politico” del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.
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