Un altro episodio di reato ambientale si è consumato a Carbonara di Nola, paese ad est di Napoli, alle falde del monte Sarno. I carabinieri della stazione locale hanno notato due persone che si trovavano nelle vicinanze di un terreno recintato, nel quale era presente un bacino idrico di circa ottomila metri quadrati. I due uomini, di trentadue e trentanove anni, stavano prelevando i liquidi presenti nella conca, pieni di fanghi e rifiuti di ogni tipo, per un’operazione di smaltimento illecito.
Con l’utilizzo di un’idrovora, un tipo di pompa usata nell’asportazione di grandi masse liquide, hanno estratto le dannose acque reflue e le hanno riversate nella rete fognaria pubblica, con l’intento di smaltirle. I colpevoli, operai incensurati di Marigliano, sono stati denunciati dai carabinieri e dovranno rispondere dei reati di gestione e smaltimento di rifiuti non autorizzati. Tutta l’area e le attrezzature sono state sequestrate. Non è certamente un caso isolato, ma, anzi, fa parte di una lunga lista di avvenimenti, scoperti e in parte sventati dalle forze dell’ordine, nell’ambito di crimini contro l’ambiente.
Di altra natura invece è ciò che è successo all’interno del centro commerciale di via Argine, nei pressi del quartiere Barra. I carabinieri del nucleo operativo di Napoli Poggioreale hanno sorpreso una donna trentunenne con due zaini imbottiti di capi d’abbigliamento. Gli indumenti rubati, provenienti da due diversi negozi presenti nel centro, ammontavano a circa settecento euro.
La donna era riuscita a rimuovere le etichette antitaccheggio con l’aiuto di un paio di forbici e due cacciaviti. Mentre era nei corridoi della struttura, è stata bloccata dai militari, a cui ha tentato di fornire false informazioni. La trentunenne, incensurata e di origini georgiane, è stata denunciata per furto aggravato, giudicata con rito direttissimo presso il Tribunale di Napoli e condannata ad otto mesi di reclusione con il beneficio della pena sospesa.
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