Ieri mattina, proprio quando gli agenti della squadra mobile stavano per recarsi a casa sua per prelevarla, si presenta in questura con tanto di avvocato.
La donna, una 22enne, zia delle due sorelle di sfregiate con l’acido, era stata già individuata dagli inquirenti, considerata tra i sospettati, ed era stata a lungo ascoltata nelle ore dopo l’aggressione. Alla fine, confermano fonti investigative, ha ammesso le proprie responsabilità e ha spiegato di avere agito per dissidi familiari. La donna è stata sottoposta a fermo di polizia giudiziaria.
L’attenzione degli investigatori si concentrerà ora sulle altre persone che hanno preso parte all’agguato. Nel corso delle indagini, coordinate dal pool Fasce Deboli della Procura di Napoli ed affidate alla Squadra Mobile della Questura, sarebbero stati recuperati anche numerosi video pubblicati su TikTok in cui diversi appartenenti alle famiglie si offendevano a vicenda e che potrebbero essere quindi collocati in quei dissidi che, secondo questa ricostruzione, avrebbero portato alla spedizione punitiva.
A questo punto rientra nell’indagine anche l’incendio doloso dell’automobile usata dalle due ragazze, una Smart, data alle fiamme nella notte dell’11 maggio, episodio da inquadrare nel clima di tensione familiare con un crescendo di messaggi violenti fino allo sfregio di domenica notte.
Le due ragazze, 23 e 17 anni, erano state raggiunte dal gruppo mentre passeggiavano sul corso Amedeo di Savoia. La maggiorenne ha riportato ustioni alla guancia e al braccio destro, la minore al naso e alla guancia destra. Sono state accompagnate in ambulanza al Pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli, da dove sono state dimesse nella mattinata di lunedì dopo un consulto col chirurgo plastico.
L’acido non ha danneggiato gli occhi e le condizioni di salute delle due sono nel complesso buone, ma il liquido altamente corrosivo ha causato lesioni sul volto per le quali avranno bisogno di ulteriori visite e controlli. Il reato ipotizzato dal PM Giulia D’Alessandro del pool Fasce Deboli è di “deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso“, che prevede pene che vanno dagli 8 ai 14 anni di reclusione.