La nuova app, Threads, creata da Meta per competere con Twitter, ha superato la soglia dei 100 milioni di utenti, in meno di una settimana dal suo lancio. Questo dato, riportato da siti di tracciamento dei dati, ha superato il record di crescita delle app consumer dell’intelligenza artificiale ChatGPT.
ChatGPT ha impiegato due mesi per raggiungere i 100 milioni di utenti, e l’app di condivisione video TikTok ha impiegato nove mesi, mentre Instagram stesso ha impiegato due anni e mezzo per raggiungere lo stesso traguardo dopo il suo lancio nel 2010. Threads è attualmente disponibile su App Store di Apple e Google Play Store in 100 paesi, ma non è ancora attiva in Europa, e quindi in Italia, poiché Meta, l’azienda madre, sta valutando gli aspetti legati alla normativa sulla privacy dei dati dell’Unione Europea.
Si stima che Twitter abbia circa 200 milioni di utenti, ma ha affrontato diverse interruzioni tecniche dopo l’acquisizione della piattaforma da parte di Elon Musk l’anno scorso e il licenziamento di migliaia di dipendenti. Musk, noto anche come CEO di Tesla e SpaceX, ha introdotto nuove tariffe per servizi precedentemente gratuiti e ha permesso il ritorno di account di estrema destra che erano stati precedentemente banditi dalla piattaforma. Sebbene siano emerse diverse piattaforme rivali nei mesi scorsi, la maggior parte di esse è di nicchia e non ha la capacità di scalzare Twitter. Per Threads, invece, potrebbe essere più facile raggiungere il successo grazie alla sua integrazione con Instagram, che conta oltre un miliardo di utenti.
Secondo il servizio di dati online Quiver Quantitative, l’app ha superato i 100 milioni di utenti alle 08:00 di stamattina, lunedì 10 luglio. Altri siti web che utilizzano un conteggio basato sui “badge” ottenuti dagli utenti di Instagram che hanno scaricato Threads hanno stimato che il traguardo fosse stato raggiunto in precedenza.
Alla luce di questo successo per Meta, Elon Musk ha minacciato di citarla in giudizio per furto di segreti commerciali e proprietà intellettuale, ma queste accuse sono state smentite dalla società, che detiene anche Facebook e WhatsApp.
