Svolgere due o più diversi lavori con la stessa Partita Iva non solo è possibile, ma è anche l’unico modo consentito dalla normativa: in tal caso, infatti, la procedura non prevede l’apertura di due Partite Iva quanto l’aggiunta di un codice Ateco a quella già in essere. All’uopo bisogna prestare attenzione alle regole fiscali e burocratiche in vigore, per non rischiare complicazioni con il Fisco.

Vediamo, dunque, quali sono le regole nel caso del doppio lavoro autonomo e cosa fare con la Partita Iva già aperta.
Per chi lavora in regime di partita Iva è quindi fondamentale conoscere bene i codici Ateco a cui corrisponde la propria attività. Si tratta dei codici alfanumerici, composti da una lettera e da due a sei numeri, utilizzati per la classificazione delle diverse attività economiche e adottati dall’Istat. Particolare attenzione agli Ateco va prestata proprio da chi ha intenzione di svolgere diversi lavori in contemporanea. In questo caso, vanno infatti riportati tutti i codici che individuano le attività portate avanti dal lavoratore autonomo. Se quando si apre la partita Iva si ha già intenzione di svolgere lavori diversi, i codici corrispondenti vanno subito indicati nel modello di apertura.
Diversamente se si intraprende un secondo percorso lavorativo a partita Iva già aperta, è necessario comunicare i nuovi codici Ateco al Fisco e all’ente previdenziale di riferimento. In alcuni casi va avvisata anche la Camera di Commercio, come spiega Il Sole 24 Ore. Un’altra questione riguarda il calcolo del proprio reddito imponibile, cioè la cifra di guadagno su cui poi si andrà ad applicare la percentuale di tasse da pagare (15% per chi rientra nel regime forfettario). Anche in questo caso è indispensabile far riferimento ai codici Ateco che identificano le proprie attività. Per ognuno di questi, il Fisco ha infatti stabilito un coefficiente di redditività che va moltiplicato per il ricavo conseguito, così da capire a quanto ammonta il proprio reddito imponibile. Se si esercitano più attività, per calcolare l’imponibile bisogna moltiplicare il guadagno relativo a ciascun lavoro per il corrispettivo coefficiente di redditività.

Importante ricordare che il limite di 85mila euro per rientrare nel regime di tassazione agevolata va riferito a tutte le attività svolte in contemporanea – come chiarito dal Il Sole 24 Ore.
Lato costi, per la sola aggiunta di un codice Ateco alla Partita Iva già esistente non ne sono previsti. Semmai bisognerà pagare per l’iscrizione – o la variazione – alla Camera di commercio, con una spesa che generalmente richiede il pagamento di 18,00 euro come diritti di segreteria e 17,50 euro per la marca da bollo.
Infine, per quanto riguarda i profili previdenziali, il lavoratore autonomo che porta avanti più lavori che fanno capo a enti previdenziali diversi, non necessariamente deve iscriversi a entrambi. Bisogna essere iscritti solamente alla cassa di riferimento per l’attività prevalente. Da ricordare anche come un lavoratore autonomo possa svolgere anche attività d’impresa, ma solo se il proprio Ordine di appartenenza non lo vieta.
