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Home Cronaca

Tablet usato per chat porno, il legale del detenuto del carcere di Airola: “Accuse diffamatorie”

Giuseppe Scuotri di Giuseppe Scuotri
29 Maggio 2020
in Cronaca
0
tablet

Parla senza mezzi termini di accuse diffamatorie Nicola Pomponio, avvocato di C. U., il detenuto del carcere minorile di Airola a cui nei giorni scorsi era stato attribuito l’utilizzo improprio del tablet fornito dal ministero per i colloqui online: secondo le notizie diffuse da diversi giornali e da un noto canale televisivo, il giovane avrebbe infatti usato il dispositivo per inviare alcune sue foto a canali televisivi locali e per accedere a delle chat porno. In una nota diramata alla stampa, il legale del ragazzo afferma di ritenere doveroso precisare che il suo assistito non avrebbe inviato fotografie e messaggi ad alcuna emittente televisiva o radio, né che abbia usato in altra maniera impropria il tablet fornitogli dalla struttura carceraria, affermando che che quanto detto sarà poi riscontrato dall’indagine attualmente in corso. Il comunicato dell’avvocato Pomponio prosegue annunciando che sia in corso una valutazione circa la possibilità di proporre denuncia-querela per il reato di diffamazione nei confronti delle testate giornalistiche e delle emittenti televisive che hanno diffuso notizie diffamatorie ai danni del giovane detenuto, diffidando queste dall’ulteriore diffusione di tali informazioni.

Il legale tiene inoltre a precisare come il ragazzo stia espletando un ineccepibile percorso rieducativo grazie al pregevole lavoro che viene svolto dagli assistenti sociali e dalla direttrice all’interno della casa circondariale di Airola. Un dato che mostra la voglia di continuare un percorso di studio e di inserimento lavorativo da parte del giovane, il quale secondo il proprio legale avrebbe preso pienamente coscienza dell’errore commesso. Oltre ad aver redatto una lettera manoscritta di scuse, C. U. continua a manifestare la volontà di incontrare i familiari della vittima di quello che l’avvocato della difesa definisce il “deprecabile, ingiustificabile e atroce gesto di cui si è reso responsabile”. Il ragazzo è detenuto con l’accusa di avere preso parte all’omicidio di Francesco Della Corte, il vigilante ucciso a sprangate a Napoli il 3 marzo del 2018.

 

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