Debutta domani in prima assoluta al Mercadante di Napoli (fino al 1° maggio) l’allestimento del Tartufo di Molière (nel quattrocentesimo anniversario della nascita) firmato dal 40enne regista parigino Jean Bellorini, direttore del Théâtre National Populaire di Villeurbanne, qui al suo primo incontro con il teatro del grande drammaturgo francese, del quale ricorre quest’anno il quattrocentesimo anniversario della nascita.

Con alle spalle importanti esperienze di regia con i cast del Berliner Ensemble in Germania e del Teatro Alexandrinsky di San Pietroburgo, Jean Bellorini ha accettato l’invito del Teatro Nazionale di Napoli di Roberto Andò a dirigere una compagnia italiana, con testo in italiano.
In scena ci sono Federico Vanni, Gigio Alberti, Teresa Saponangelo, Betti Pedrazzi, Ruggero Dondi, Daria D’Antonio Angela De Matteo, Francesca De Nicolais, Luca Iervolino Giampiero Schiano Lomoriello, Jules Garreau. ”Abbiamo lavorato insieme per quattro settimane, posso dire di voler loro bene. Avevo voglia di capire questi attori, questa città, il vostro paese. Sono di famiglia italiana ma non ho mai vissuto qui. Ho avuto incontri meravigliosi” dice il regista, che apprezza la traduzione di Carlo Repetti”rispettosa dell’originale, piena di ritmo e di gioia”. ”La commedia – sottolinea Bellorini presentando il progetto accanto ad Andò – ci mette in guardia sui meccanismi della menzogna, denuncia gli apostoli dell’oscurantismo, tutti quegli impostori i cui discorsi e teorie non hanno altro scopo che impedirci di vivere liberi. Le motivazioni del Tartufo, ricoperte di riti religiosi ancora in vigore ai nostri tempi, sono ancora tossiche come non mai”
”Quello che ho visto in Tartufo – nota il regista – al di là di tutte le questioni affrontate da Molière è proprio il rapporto tra sacro e profano. Forse perché questa relazione mi sembrava risuonare molto forte a Napoli. E poi il bisogno di giocare, di considerare che la vita è un gioco, altrimenti non saremmo tutti Tartufi del nostro tempo?”. La Commedia di Molière viene rappresentata per la prima volta nel 1664. Satira dell’ipocrisia imperniata sulle vicende di un falso devoto, Tartufo, che, visto in chiesa intento ad atti di devozione da Orgone, viene da questo ospitato in casa come direttore spirituale. Qui Tartufo non esita a usare sottili inganni fino a turbare l’ordine e la serenità della famiglia, spingendosi persino a insidiare la seconda moglie, giovane e bella, del suo benefattore. Smascherato, finisce in prigione per avere anche tentato di rovinare politicamente Orgone con false accuse. La commedia per la profonda critica di costume, la vivissima pittura dei caratteri e i duri attacchi al bigottismo venne combattuta dai clericali ed esaltata dai libertini.