La titolare del dicastero all’Università, ha annunciato che saranno annullate le domande sbagliate presenti nel test di ammissione di Medicina svolto venerdì scorso a cui hanno preso parte 76 mila candidati. Secondo la denuncia dell’Udu sono almeno sei i quesiti errati.
Dopo che sulla vicenda era stata presenta anche una interrogazione parlamentare è arrivato l’intervento del Ministro Maria Cristina Messa. “Devo riuscire a fare le graduatorie tenendo conto degli errori, annullando le domande sbagliate o comunque quelle che sono sotto verifica”.

La denuncia degli errori era arrivata nelle scorse ore dall’Udu (Unione degli universitari): si leggeva nel comunicato. “Nella prova d’accesso dello scorso 3 settembre, infatti, erano presenti addirittura 6 quesiti sbagliati che potrebbero compromettere il risultato e quindi l’accesso a tantissimi studenti al corso di studi, dimostrando inaffidabilità e l’inadeguatezza dello strumento del test”. Sul regolare svolgimento delle selezioni del 3 settembre scorso è intervenuto anche il Codacons annunciando un ricorso collettivo al Tribunale amministrativo del Lazio.
Un vero e prolungato stress test quello che il Paese e in particolare la sanità italiana ha appena finito di affrontare con tutte le sue energie, che sono però oggi troppo esigue a causa del continuo dissanguamento di personale. L’emergenza del coronavirus, ha fatto emergere una condizione di fragilità nell’assetto organizzativo della sanità, che per fortuna non e collassato grazie il lavoro incessante di medici, infermieri e tecnici che hanno continuano ad operare in contesti critici.

L’assoluta necessità di aumentare i posti letto di terapia intensiva, malattie infettive e pneumologia evidenzia l’aumento esponenziale del fabbisogno ma testimonia anche l’assoluta necessità di assumere medici ed infermieri nel SSN. Già prima dell’emergenza la drammatica carenza di personale, non compensata da alcuna programmazione del turn over e dei fabbisogni regionali di medici specializzati, sottoponeva i medici delle strutture pubbliche a turni massacranti, rinuncia costante dei riposi e delle ferie.
Già negli ultimi due anni veniva denunciata la situazione critica e le mancate tutele verso il personale medico, ignorate anche a livello istituzionale. Ora che l’intera macchina della sanità pubblica, finalmente riconosciuta come un vero baluardo per la salute pubblica e un necessario asset del Paese, viene ulteriormente messa sotto pressione, si cerca di recuperare terreno. L’impegno e la dedizione dei medici e dei sanitari in campo è fuori discussione. Quello che deve essere chiaro è che il personale della sanità pubblica parte già da un lungo periodo di stress e di sacrifici per assicurare l’universalismo delle cure sancito dalla nostra costituzione, mentre la politica faceva finta di non vedere o guardava altrove. La mancanza di figure professionali quali medici e infermieri, ha decretato il fallimento politico del numero chiuso e la necessità di trovare assolutamente un’alternativa.
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