Parla di un raptus improvviso Tony Essobti Badre, il venticinquenne che il 27 gennaio del 2019, a Cardito, nel Napoletano, pestò con furia cieca i due figli della propria compagna, uccidendo il piccolo Giuseppe, 7 anni, e ferendo la sorellina di un anno più grande. Oggi, nel corso di un’udienza del processo che lo vede imputato per i delitti commessi in quella tragica giornata, Badre ha ripercorso i momenti che avevano portato al dramma. Ai magistrati che lo ascoltavano nell’aula 114 del Tribunale di Napoli, Badre ha riferito che, quella sera, si era messo nel letto per rilassarsi un po’ quando, attorno alle 8, aveva sentito che i bambini stessero facendo baccano. Essendo giunto nella cameretta e avendo notato che i due avevano rotto la struttura del lettino, l’uomo era caduto in preda a un vero e proprio raptus di follia, un momento in cui, a suo dire, il cervello si era spento: preda di questo stato, aveva quindi iniziato a picchiarli. Una reazione che, ha affermato l’imputato, non celava alcun intento omicida. La ricostruzione dei fatti fornita dagli inquirenti, tuttavia, arricchisce il quadro di nuovi inquietanti dettagli: secondo quanto accertato dagli investigatori, infatti, il raptus di violenza che portò alla morte di Giuseppe fu solo l’ultimo di una lunga serie di episodi analoghi.
Il venticinquenne è quindi accusato, oltre che di omicidio volontario e tentato omicidio, anche di maltrattamenti, che sarebbero stati subiti pure da una terza sorellina dei due bambini, la più piccola. Lo scorso maggio, alcune dichiarazioni di Badre erano state intercettate durante un colloquio in carcere con i familiari. Tra le frasi carpite dagli inquirenti mentre l’uomo si trovava in parlatorio con i parenti, c’era anche una ricostruzione di quanto accaduto quella sera, in cui l’indagato affermava di non sapere cosa gli fosse preso quel giorno, di aver preso un bastone in mano e di non aver capito più nulla.
Segui già la pagina Facebook Il Crivello.it?