“Perché non può nascere un Mozart a Secondigliano?”: la domanda dell’onorevole Paolo Siani potrebbe essere la sintesi e, allo stesso tempo, la premessa al convegno online Scuole del Sud. Vivere il presente e progettare il futuro, organizzato da Lucio Romano, presidente di Comunità solidale e senatore della Repubblica nella XVII legislatura, in collaborazione le associazioni Meridionalisti democratici e Democrazia & territorio. Oltre a Siani, hanno partecipato all’incontro, moderato da Adele D’Angelo, docente e coordinatrice di Comunità solidale, Giuseppe De Cristofaro, sottosegretario all’Istruzione, Rosa Maria Di Giorgi, parlamentare e componente della VII commissione cultura, scienze e istruzione, Antonella Inverno, responsabile politiche per l’infanzia di Save the children e Francesco Del Pizzo, coordinatore dell’Osservatorio giovani Sud. A portare i saluti, Alfonso Golia, sindaco di Aversa, Alfredo Di Franco e Alessandro Citarella, presidenti rispettivamente di Democrazia & territorio e Meridionalisti democratici.
“È una tematica di grandissima complessità – ha esordito nella sua introduzione Lucio Romano – che fa tremare i polsi, alla luce anche dell’emergenza Covid. Scuole del Sud. Vivere il presente e progettare il futuro significa parlare di edilizia scolastica, dispersione scolastica, inclusione e diseguaglianze, spesa pubblica, emergenza educativa e analfabetismo funzionale. Obiettivo dell’incontro è creare un percorso concreto di prospettiva che richiami i principi della Costituzione presenti negli articoli 3 e 34, libertà ed eguaglianza dei cittadini e la possibilità per tutti, anche se privi di mezzi, di raggiungere i più alti livelli dello studio“.
Per il sottosegretario De Cristofaro “La scuola è ancora un pilastro democratico, ma certamente ha ancora tanti elementi di difficoltà. Nonostante gli sforzi dei docenti – ha aggiunto De Cristofaro – l’elemento di diseguaglianza vive nella nostra scuola, anche sulla base delle fredde statistiche. Per dirne una, cosa abbastanza prevedibile, la stragrande maggioranza degli studenti dei licei viene da un preciso contesto sociale, mentre la totalità di quelli che frequentano gli istituti professionali proviene da altri. Una cosa molto grave, perché blocca quello che viene definito ascensore sociale. Le statistiche ci dicono che c’è anche un forte elemento di evasione scolastica e povertà educativa, come c’è un grande problema del tempo pieno, che fatica in molte zone del Sud. Tutti questi elementi di diseguaglianza sono precedenti al Coronavirus, ma il Coronavirus li ha resi espliciti ancora più di prima”.
De Cristofaro, quindi, ha affrontato la questione del ritorno in aula. “La didattica a distanza, cosa da fare assolutamente durante il lockdown, ha dato anche buoni risultati, ma chi si trovava già in una situazione di debolezza ne ha sofferto ancora di più. Siamo tutti consapevoli di dover tornare in classe, con la giusta sicurezza, ma dobbiamo seguire alcune prescrizioni sanitarie, come osservare il distanziamento fisico. Come si fa a conciliare le due cose? Da una parte cercando più spazi, dall’altra potenziando gli organici. In poche parole, investimenti e aumento di risorse nella scuola pubblica. Più di una riapertura io parlerei di un nuovo inizio”. E il nuovo inizio per De Cristofaro si chiama Recovery fund. “Io penso che sarebbe significativo mettere una quota considerevole del Recovery fund sull’istruzione. C’è un livello di attenzione e consapevolezza dell’intero Paese sulla scuola pubblica molto più forte di prima. Cerchiamo di non tornare semplicemente alla normalità, perché la normalità, prima del Coronavirus, era il problema: abbandono, evasione scolastica, povertà educativa”, ha concluso il sottosegretario.
A dargli manforte è stata poi Antonella Inverno, con alcune percentuali preoccupanti: “L’ascensore sociale si è bloccato anche perché la scuola non è più in grado di fornire almeno le competenze di base. Se parliamo di dispersione implicita, cioè il non raggiungimento delle competenze minime nonostante si rimanga a scuola, vediamo che colpisce il 31% dei giovani al Sud e il 35% nelle isole. Il 42% dei ragazzi non raggiunge le competenze minime nella lettura quando viene da un contesto socio-economico svantaggiato e questo indipendentemente dal territorio. La dispersione esplicita al Sud arriva al 17% e nelle isole al 22%, la media italiana è del 13,7%. Con il Covid è emersa la realtà delle differenze, non solo per quanto riguarda il possesso dei mezzi tecnologici ma anche in termini di possibilità di supporto, con famiglie che non riescono ad aiutare i propri figli, a fargli fare i compiti”.
Per Paolo Siani, infine, “è il momento di essere audaci. Questo virus ha mostrato due grandi debolezze in questo Paese: la sanità territoriale e la scuola. La didattica a distanza – è il parere dell’onorevole – non può assolutamente sostituire la scuola in presenza, perché non fa altro che acuire le differenze che già esistono. Penso che il Governo sulla scuola avrebbe dovuto avere un po’ di coraggio in più. Questi mesi estivi potevano essere mesi di sperimentazione, per poter fare un nuovo tipo di scuola. Ad esempio il direttore del Museo Archeologico di Napoli ha detto che era pronto ad accogliere le scuole, per fare scuola e per fare arte. La piccola rivoluzione sarebbe quella di tenere tutte le scuole aperte, dalle 8 di mattina alle 8 di sera, provando a fare nel pomeriggio teatro, musica, sport. Perché non può nascere un Mozart a Secondigliano? Se non diamo un’opportunità a questi ragazzi non cambierà nulla. L’assegno unico per le famiglie, invece, è una vera rivoluzione. Può essere il modo per recuperare lo svantaggio con il Nord e dare più opportunità ai figli. Investire sugli asili nido e sull’infanzia è un investimento produttivo, che non dà esiti oggi ma fra dieci anni. Se questo non si fa abbiamo perso una grande occasione e ci ricorderemo del Covid – conclude Siani – solo perché ha portato morte”.
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