È una notizia che non mancherà di scatenare forti reazioni da parte di lavoratori e sindacati il fallimento della trattativa sulla vertenza Jabil sullo stabilimento di Marcianise, nel Casertano, iniziata nel giugno 2019. Conseguenza diretta di questi ultimi sviluppi, infatti, sarà che alla scadenza della cassa integrazione di nove settimane disposta per l’emergenza sanitaria da Coronavirus, il prossimo 25 maggio, 190 dipendenti della multinazionale statunitense operanti nello stabilimento campano verranno licenziati. A informare su tali disposizioni è stata la stessa società tramite una nota pubblicata alla fine dell’ultimo confronto con i rappresentanti dei sindacati di categoria. Nodo cruciale del mancato accordo è il rifiuto, da parte dei dipendenti di Marcianise di accettare il ricollocamento in altre aziende o il cosiddetto esodo incentivato. Dall’inizio della vertenza, sono stati ben 160 i lavoratori che hanno acconsentito a lasciare il proprio impiego adoperando uno degli strumenti messi a disposizione dall’azienda: a questi si erano aggiunti negli ultimi giorni altri 30 colleghi.
I sindacati dei metalmeccanici, in un comunicato congiunto, hanno reagito in maniera decisa alla decisione della Jabil, annunciando contestualmente la mobilitazione generale: “Licenziare 190 lavoratori durante una pandemia è una decisione intollerabile e illegale – si legge nella nota di Fim, Fiom, Uilm e Failms – un atteggiamento irresponsabile da parte della multinazionale statunitense. In piena emergenza sanitaria ed economica, infischiandosene dei decreti del governo italiano che li vieta e non rispettando gli impegni presi al ministero dello sviluppo economico, Jabil mette in mezzo alla strada 190 lavoratrici e lavoratori con le loro famiglie, in un territorio già in grave difficoltà. È inaudito – continua il comunicato firmato dalle quattro sigle sindacali – quanto è stato deciso dalla multinazionale americana e comunicato oggi alle segreterie nazionali e rsu di Fim, Fiom, Uilm e Failms. Da stasera è stato dichiarato uno sciopero a oltranza e metteremo in campo ulteriori forme di protesta e di mobilitazione presso tutte le sedi istituzionali per tutelare e salvaguardare i lavoratori che tra quattro giorni verranno licenziati”. La vertenza ha avuto origine 11 mesi fa, quando l’azienda statunitense, che a Marcianise conta 700 dipendenti, aveva annunciato 350 esuberi tra il personale dello stabilimento campano, proponendosi di convincere i lavoratori ad accettare misure alternative al licenziamento come l’esodo o la ricollocazione.
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