La Procura ha chiesto il processo per agenti, vertici della polizia penitenziaria, e funzionari del Dap, 107 le richieste di rinvio a giudizio per le violenze contro detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nell’aprile 2020, dopo le proteste durante la prima ondata di Covid.
La richiesta è stata avanzata nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup Pasquale D’Angelo. Per un altro agente coinvolto è stato richiesto poi il proscioglimento, che si aggiunge ad altre dodici analoghe richieste avanzate dalla Procura alcuni mesi fa (in totale erano 120 gli indagati). Due imputati hanno poi chiesto di poter accedere al rito abbreviato, mentre per cinquanta indagati è contestato il reato di torture.
Le prossime udienze sono state già calendarizzate per il prossimo mese e mezzo; la decisione finale dovrebbe arrivare il 7 giugno.
Le accuse sono di lesioni gravi, falso, depistaggio, omicidio colposo, morte come conseguenza del reato di tortura, in relazione al decesso di un detenuto di 28 anni, Hamine Lakimi, fu messo in isolamento dopo i pestaggi e morì il 4 maggio 2020. Per la morte di Lakimi sono indagati l’allora comandante della Polizia Penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Manganelli, il direttore del Dap Antonio Fullone, due medici e gli agenti che erano nel reparto di isolamento.
Dalle indagini della Procura, e dalle immagini dei video interne del carcere inclusi nella mole di atti d’accusa raccolti, è emerso che il 6 aprile del 2020 sarebbero avvenuti veri e propri pestaggi ai danni dei detenuti del Reparto Nilo che il giorno prima avevano protestato barricandosi dopo aver saputo della positività al Covid di un detenuto. Tra le immagini più crude fecero scandalo quelle del detenuto sulla sedia a rotelle picchiato con il manganello, e dei detenuti fatti passare in un corridoio formato da agenti che li prendevano a manganellate, o a calci e pugni. E un detenuto che, dopo essere stato picchiato, chiedeva di poter avere un po’ d’acqua, fu invitato a bere dal wc.