Quando si parla di sogni, le intenzioni umane trovano sempre poco spazio: il connubio tra volontà e atmosfere oniriche è un ossimoro e, in quanto tale, i suoi elementi non combaciano. Programmare i sogni è impossibile, come lo è cercare di controllare tutto ciò che appartiene agli angoli più nascosti e profondi della mente umana. Questo è il concetto alla base della scelta del nome Wilful Dream, letteralmente sogno intenzionale, concepita da alcuni musicisti originari di Aversa per il loro gruppo. O almeno, questo è quello che dicono loro. Ironia a parte, il progetto musicale di Davide Capolongo e Giuseppe Scuotri – peraltro, attuale caposervizio de Il Crivello – è ormai diventato un fenomeno non più ascrivibile al solo territorio aversano, avendo sconfinato le lande casertane e italiane in diverse occasioni. Cresciuto il seguito anche a livello numerico sulle loro pagine Facebook e Instagram, oltre che sul canale YouTube, quella che ormai è diventata una delle maggiori piattaforme di lancio per band emergenti e di capitalizzazione per band affermate.
I Wilful Dream, tuttavia, non sono sempre stati solo Davide e Giuseppe: appena partito, il gruppo era formato da quattro membri, con una formazione che dava più spazio agli strumenti e a un genere elettrico e orientato al rock anni Settanta. La band, oggi, dopo vari step, concerti e cambi di direzione si compone di soli due musicisti, con il paradigma duo che richiama alla mente nomi eccezionali come Simon&Garfunkel o i Daft Punk. La scelta di questi due esempi non è casuale: la musica dei Wilful Dream sembra incrociare il presente elettronico con la consapevolezza di elementi chiave di quell’epoca musicale definita vintage. Dalla nuova vita del duo aversano sono nati quattro singoli, il primo dei quali è Wake me, uscito anche con un video su YouTube il 20 ottobre 2018. Vantando un mastering a Miami, in Florida, e un video con le particolari atmosfere della Vr, Wake Me segna l’inizio del nuovo percorso artistico dei Wilful Dream, sempre più concentrati a porre intenzione all’interno del loro sogno.
L’uscita e il successo del brano valsero anche la partecipazione alla rubrica del Tg3 Campania Music&thecity, nella quale Davide e Giuseppe hanno proposto una versione live. I due ragazzi aversani, inoltre, con la Rai vantano anche diverse partecipazioni in radio, essendo stati ospiti a RaiRadio1 per la presentazione dei loro singoli. Dopo Wake me, è arrivato il turno di un’altra canzone, anche questa corredata da un video, con ambientazioni che turbano l’occhio di chi guarda. Maybe è un singolo uscito in estate, dal ritmo radiofonico e forse più leggero all’ascolto, nonostante il messaggio che il testo passa suggerisca tutt’altro. In perfetta tendenza Wilful Dream, non solo il brano è totalmente autoprodotto, ma lo è anche il videoclip, in cui si alternano scene quotidiane di sessioni alla radio con scene criptiche che incutono dubbi, anche grazie al montaggio e al lavoro di postproduzione.
A settembre dello scorso anno i Wilful Dream sono tornati con un altro singolo, in cui sono riconoscibili frammenti presi da un altro dei gruppi a cui si ispirano, i Tame Impala di Kevin Parker. Talk to me è accompagnato da uno splendido video che ritrae i due musicisti mentre suonano con le maggiori band mondiali negli stadi e nei concerti che hanno fatto la storia. Per il video, infatti, è stato usato un sistema di face tracking che ha trasportato i volti di Davide e Giuseppe sui corpi di Michael Jackson, Brian May e perfino Billie Eilish, tra i tanti.
L’ultimo singolo targato Wilful Dream si intitola Slip Away, uscito pochi giorni fa, il 25 giugno. Le atmosfere oniriche e psichedeliche sono sempre ben presenti, condite con quella nota pop che crea una commistione vincente. Le note si fondono con la voce di Davide e con gli effetti usati, mentre sullo sfondo si dispiega un particolare ma suggestivo effetto con un viaggio in prima persona in ambienti e paesaggi diventati arte. Ancora una volta il connubio musica e immagini si mostra intrecciato, i due elementi si esaltano a vicenda e le sperimentazioni, sia sonore che visive, fanno centro. Con l’udito immerso nella canzone e la vista imbrigliata dalle immagini che polarizzano l’attenzione, chi ascolta si ritrova in un mondo onirico e, come suggerisce il titolo, scivola via, si eclissa e vola lontano: da Aversa si passa a Miami, attraverso un po’ d’Australia per giungere ad Amsterdam, dove è avvenuta una parte della produzione. Il sogno intenzionale del duo aversano si incastra con le inclinazioni di entrambi, amici da tanti anni: la capacità di manovrare il suono di Davide, polistrumentista da tutta la vita, fa il pari con le parole scritte e le atmosfere create da Giuseppe, avido lettore di tutta quella letteratura straniante e tendente all’inspiegabile.
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