Un dipinto trafugato che a quasi tre decenni di distanza ritornerà, anche se solo parzialmente, ad abbellire gli ambienti di quella che era la sua collocazione originaria. Era il 1991 quando dalla chiesa del Santissimo Purgatorio di Acerra, in provincia di Napoli, veniva sottratta La resurrezione di Cristo, opera di autore ignoto di pregevole fattura. Un episodio di criminalità ai danni del patrimonio culturale della nostra terra come se ne sono registrati e se ne registrano, purtroppo, ancora troppi, che stavolta ha trovato un lieto fine grazie all’attività investigativa portata avanti degli uomini del nucleo per la tutela del patrimonio culturale dei carabinieri di Napoli. La cerimonia di restituzione avrà luogo, nella chiesa d’origine dell’opera, il 19 febbraio alle ore 18,30 alla presenza del vescovo della diocesi, Antonio Di Donna, del sindaco di Acerra Raffaele Lettieri e del maggiore dei carabinieri Giampaolo Brasili. A ricevere materialmente il dipinto, in quanto rappresentante dell’ufficio beni culturali della diocesi acerrana, sarà il dottor Gennaro Niola.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo partenopeo, hanno trovato nuova linfa grazie a una denuncia di furto presentata da un antiquario napoletano, che lamentava la sottrazione di numerose opere d’arte dal proprio magazzino. Insospettiti dalla poca trasparenza della situazione, i militari hanno presto scoperto come l’operazione del commerciante fosse in realtà un tentativo frode, ordita per rientrare in possesso di alcune opere da lui messe in commercio in passato. Dopo una serie di perquisizioni che hanno portato, tra l’altro, a rinvenire presso l’abitazione dell’antiquario diverse opere inserite nella lista di oggetti trafugati, i carabinieri hanno potuto identificare ben dodici opere che risultavano essere state sottratte a privati e istituti di culto in tutta Italia, tra cui anche il segmento centrale de La Resurrezione di Cristo, quello iconograficamente più significativo del dipinto acerrano. Nel vasto inventario degli oggetti recuperati dalle forze dell’ordine si annoverano, inoltre, anche più di quattromila reperti archeologici tra monete e vasi.
L’intera operazione è stata resa possibile grazie all’utilizzo delle informazioni conservate nella banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, un database gestito dai carabinieri che conserva le immagini di tutte le opere ricercate sul territorio nazionale, che ogni anno permette l’identificazione e il recupero di numerosi oggetti d’arte dai magazzini di collezionisti disonesti. Altro ruolo di primo piano nella lotta al furto di opere d’arte è la campagna di sensibilizzazione che i militari dell’arma portano avanti, con i responsabili degli uffici diocesani, presso i parroci di tutta Italia. Con la pubblicazione di Linee guida per la tutela dei beni culturali ecclesiastici, nata da una collaborazione fra l’arma e la conferenza episcopale italiana, si è voluto fornire non solo più di un consiglio pratico per la difesa del patrimonio artistico delle strutture di culto, ma soprattutto promuovere l’importanza delle opere di catalogazione sistematica delle opere del proprio territorio, requisito fondamentale per il contrasto alle attività dei malviventi.
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