Continua a destare allarme la siccità in Italia. “Abbiamo il 50% della neve che dovrebbe esserci sulle montagne, e siamo a meno della metà dei livelli di fiumi e laghi. Serve un ragionamento per un intervento immediato, che significherà anche razionamenti sulla distribuzione della risorsa” ad affermarlo è il ministro dell’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che parla di rischi sulla produzione idroelettrica e di possibili razionamenti dell’acqua e valuta la nomina di un commissario che abbia tutti i poteri sulla gestione dell’acqua.

Il tema sarà affrontato anche al Tavolo interministeriale sulle crisi idriche, istituito a Palazzo Chigi, che è stato convocato per il primo marzo. “Un primo appuntamento che vede protagonista tutta la squadra di governo per coordinare le strategie e rispondere alla grave crisi idrica che va profilandosi“, ha detto Alessandro Morelli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Programmazione economica. Poi ci saranno altri incontri tecnici che coinvolgeranno vari interlocutori e serviranno a mettere in campo una strategia contro una crisi che non sarà più straordinaria.
“Dopo un confronto con tutti i grandi consorzi che gestiscono le dighe e con i gestori del sistema idrico integrato nazionale, si potranno tirare quindi le somme – ha ribadito il ministro Fratin, aggiungendo che “questo governo ha intenzione di presentare un piano idrico nazionale, serve un ragionamento integrato per avere acqua da bere, per irrigare e per produrre energia“. Gian Marco Centinaio, vice presidente del Senato, insieme ad altri colleghi di partito ha annunciato la presentazione di una mozione. Secondo Centinaio, serve un commissario “che abbia pieni poteri e dica a Regioni ed enti: ‘Serve acqua, aprite le dighe’”

Intanto, l’Osservatorio Anbi (l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale) in una nota, ha avvertito che “la prossima estate sarà critica“, viste le proiezioni che indicano il passaggio della “severità idrica da media ad alta“. L’assenza di pioggia a febbraio torna a fare intravvedere lo spettro della siccità anche lungo le zone tirreniche dell’Italia centrale. Le temperature miti del mese in corso fanno sì che il già scarso manto nevoso nelle regioni alpine si assottigli ulteriormente.
Inoltre l’Anbi allerta anche sui bassi livelli di acqua in laghi e fiume, evidenziando in particolare il Po, che, si trova in una situazione drammatica perché lungo tutta l’asta, registra portate al di sotto del minimo storico e inferiori al 2022. Segnali di sofferenza idrica si palesano in Centro Italia, dove costante è la decrescita di livello del fiume Tevere, dall’Umbria fino alla foce. La portata dell’Aniene è meno della metà della media storica. In calo anche i fiumi Sacco e Liri. Il lago di Bracciano rimane ad un livello più basso di 14 centimetri rispetto al 2022. Calano i livelli dei fiumi in Campania, mentre i volumi negli invasi artificiali della Basilicata subiscono una piccola contrazione. Crescono ulteriormente le riserve d’acqua invasata nei serbatoi nel Nord della Puglia.
