Alzheimer, la FDA approva il Donanemab: il nuovo farmaco rallenta la malattia precoce
Negli studi clinici ha rallentato la progressione della malattia, provocando però in alcuni pazienti gravi effetti collaterali. Tuttavia, come stabilito dalla Fda, “i benefici superano i rischi”
L’Alzheimer, e la causa di demenza più diffusa di cui soffrono sei pazienti su 10, e cioè il 60 per cento circa dei 55 milioni di casi attualmente registrati nel mondo. Fortunatamente la ricerca scientifica sta facendo progressi significativi.
Negli Stati Uniti è arrivato il via libera della Food and Drug Administration (Fda) alla commercializzazione di un nuovo trattamento contro l’Alzheimer, sviluppato dal laboratorio americano Eli Lilly, che ha dimostrato di essere in grado di rallentare fino al 35% la progressione della malattia, con risultati clinici rilevabili soprattutto nei pazienti trattati in fase precoce. Si tratta di Kisunla, il cui nome scientifico è Donanemab, un anticorpo monoclonale somministrato tramite iniezione endovenosa. Dopo il via libera dell’Fda dovrebbe pronunciarsi anche l’Ema, l’Agenzia Europea per i Medicinali.
Come spiegato dalla Fda in una nota, il nuovo farmaco agisce attaccando le placche amiloidi presenti nel cervello dei pazienti affetti da Alzheimer, che si depositano tra le cellule nervose nella corteccia cerebrale e interrompono le connessioni tra i neuroni. Donanemab appartiene a una nuova categoria di trattamenti contro l’Alzheimer basata sull’immunoterapia, un processo che mobilita direttamente le cellule immunitarie affinché agiscano su queste placche.
I risultati degli studi clinici
Nel corso dello studio di fase 3 TRAILBLAZER-ALZ 2, Donanemab ha dimostrato di essere particolarmente efficace nei pazienti in stadi meno avanzati della malattia. Lo studio ha seguito i partecipanti per 18 mesi, suddividendoli in due gruppi: uno con pazienti in stadio meno avanzato (bassi o medi livelli di proteina tau) e l’altro con la popolazione complessiva, inclusi pazienti con alti livelli di tau. Il trattamento con Donanemab ha rallentato significativamente il declino clinico in entrambi i gruppi. I pazienti con malattia meno avanzata hanno mostrato un rallentamento del declino cognitivo del 35% rispetto al placebo, misurato con la scala integrata di valutazione dell’Alzheimer (iADRS). Anche nella popolazione complessiva, la risposta è stata significativa con un rallentamento del 22% rispetto al placebo. Inoltre, i pazienti trattati con Donanemab avevano un rischio inferiore fino al 39% di progredire alla fase successiva della malattia.
Meccanismo d’azione del farmaco
Nella popolazione complessiva, Donanemab ha ridotto le placche amiloidi del 61% in media dopo 6 mesi, dell’80% dopo 12 mesi e dell’84% dopo 18 mesi. L’obiettivo era rimuovere le placche amiloidi a livelli minimi, ottenendo una scansione visivamente negativa tramite tomografia a emissione di positroni (PET). Quando i partecipanti raggiungevano questi livelli, il trattamento con Donanemab veniva sospeso e sostituito con il placebo per il resto dello studio.
Effetti collaterali
Eli Lilly ha spiegato che Donanemab può causare anomalie di imaging correlate all’amiloide (ARIA), un possibile effetto collaterale delle terapie mirate alla placca amiloide. ARIA può essere rilevato tramite risonanza magnetica (MRI) e può manifestarsi come edema temporaneo in aree del cervello, che solitamente si risolve nel tempo, o come piccole emorragie. In rari casi, possono verificarsi emorragie cerebrali estese. “L’ARIA è spesso asintomatica, ma può essere grave e portare a eventi potenzialmente letali,” ha concluso l’azienda. “Donanemab può anche causare reazioni allergiche, alcune gravi e raramente letali, solitamente durante o entro 30 minuti dall’infusione. Il mal di testa è un altro effetto collaterale comunemente riportato”.
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