La presidente ad interim della Bolivia Jeanine Anez ha dichiarato di aver contratto il virus Covid-19 dopo aver effettuato il tampone. La notizia è stata subito pubblicata dai media di tutto il Paese latinoamericano. La Anez, che nello scorso novembre è succeduta alla guida del Paese dopo le dimissioni di Evo Morales in un clima di forte incertezza e di instabilità politica, ha dichiarato di stare bene, anche se dovrà restare in isolamento per i prossimi quattordici giorni. Si tratta del secondo capo di Stato di una nazione dell’America Latina ad aver contratto la malattia: il primo a essere contagiato dal virus è stato il presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Positiva al virus del Sars-Cov-2 è risultata anche la ministra della Sanità Eidy Roca, sostituita nel suo incarico dal ministro della Difesa Luis Fernando López. Nel frattempo, in Bolivia, i casi di contagio sono saliti in maniera esponenziale nelle ultime due settimane, con 44.113 persone risultate positive ai test e 1.638 decessi.
La situazione non è delle migliori nel resto delle nazioni dell’America Latina, dove i contagi tra la popolazione sono in costante aumento. La condizione più critica interessa da diverse settimane il Brasile, dove si registrano 42.619 nuovi casi di Covid-19 e 1.220 decessi nelle ultime ventiquattro ore. Nel gigante sudamericano, dall’inizio dello scoppio della pandemia, le persone positive ai test sono state 1.755.779, mentre le vittime hanno raggiunto quota 69.184. Il tasso di letalità si attesta al 3,9%. Nuovo record di contagi è stato registrato in Messico, dove nell’ultimo giorno sono stati contati 7.280 nuovi casi di positività al virus. Nella nazione centroamericana, dalla fine di febbraio, periodo nel quale sono stati segnalati i primi casi, l’infezione respiratoria ha mietuto 33.526 vittime su 282.283 casi di positività accertati. Nel Venezuela invece, sono 8.010 le persone positive messe in quarantena mentre i morti sarebbero solamente 75. Qui il virus ha mietuto un numero inferiore di vittime e di contagi rispetto agli altri Paesi dal momento che molti collegamenti verso l’esterno sono stati chiusi per via dell’embargo. Tra i contagiati risulta anche Diosdado Cabello, uno dei principali esponenti del Partito socialista unito del Venezuela, che versa in condizioni di salute stabili.
Spostandoci dall’America Latina al Nord America la situazione continua a essere critica soprattutto negli Stati Uniti. Nelle ultime ventiquattr’ore, stando ai dati raccolti dalla Johns Hopkins University, si sono verificati oltre 65.000 casi di contagio. I numeri negli States restano drammatici oltre che altissimi: dall’inizio dello scoppio della pandemia sono state contagiate oltre tre milioni di persone e le vittime sono 133.000, detenendo il triste record mondiale. In Florida, uno degli stati più colpiti, è morta una ragazzina di undici anni a causa delle complicazioni respiratorie causate dal virus. Si tratta del quarto giovane morto nel giro di poche settimane per aver contratto il Covid-19. Il sistema sanitario americano si trova infatti in profonda crisi e non sembra reggere al meglio l’emergenza epidemiologica che ha investito l’intera nazione.
Contagi in aumento anche nel resto del mondo. In Russia i decessi hanno superato quota 11.000 mentre sono stati accertati 6.635 nuovi casi nelle ultime ventiquattro ore. Sono 713.936 le persone positive conteggiate dalle autorità sanitarie russe dall’inizio dell’esplosione epidemica. Corre ai ripari anche Hong Kong che ha deciso di anticipare la chiusura delle scuole: nell’ex colonia britannica, dove infiammano le proteste contro il governo di Pechino, c’è massima allerta per un focolaio scoppiato nella metropoli con 34 persone contagiate residenti nello stesso quartiere.
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