La maggior parte sono extracomunitari, ma non mancano italiani, provenienti soprattutto dall’area di Napoli nord. I parcheggiatori abusivi sono diventati il terrore degli automobilisti di Aversa. Giorno e notte chiedono di essere pagati da coloro che sostano con la macchina in diversi punti della città e, in caso di diniego, reagiscono insultando e minacciando il malcapitato o, addirittura, danneggiando le auto parcheggiate. Un incubo per i cittadini, che si lamentano della mancanza di controlli.
“Ho timore di quello che potrebbe accadere – afferma un giovane aversano – se mi rifiutassi di pagare gli abusivi, soprattutto nelle ore notturne, quando questi delinquenti agiscono completamente indisturbati”. I parcheggiatori abusivi hanno preso d’assalto i punti nevralgici di Aversa. In qualsiasi ora del giorno si posizionano nelle vicinanze della stazione ferroviaria, a piazza Crispi, fuori il Tribunale di Napoli Nord, ma anche in pieno centro cittadino. A piazza Municipio, via Seggio e piazza Marconi si danno il cambio gli extracomunitari, i quali chiedono fino a 5 euro per un’auto in sosta.
Nonostante il primo daspo urbano fu comminato proprio ad Aversa nel 2017, il fenomeno dei parcheggiatori abusivi non solo non è stato ridimensionato, ma addirittura i disagi per gli automobilisti sono peggiorati. Ma cos’è il daspo urbano? Si chiama così perché si ispira al daspo, acronimo di divieto di accedere alle manifestazioni sportive, misura adottata nel 1989 contro la violenza negli stadi. È stato introdotto proprio nel 2017 dall’allora ministro degli Interni Marco Minniti. La misura — disposta da sindaci e prefetti — prevede il divieto di accesso a strade, stazioni, aeroporti. Il ministro Salvini, ospedali, mercati e luoghi per lo spettacolo a vandali, spacciatori, prostitute e parcheggiatori abusivi.
Le persone sottoposte a daspo urbano pagano una sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 300 euro. Le stesse disposizioni si applicano alle aree urbane su cui insistono scuole, plessi scolastici e siti universitari, musei, aree e parchi archeologici, complessi monumentali o altri istituti e luoghi della cultura o comunque interessati da consistenti flussi turistici, ovvero adibite a verde pubblico.
Inoltre, per chi reitera le trasgressioni, il prefetto (laddove dalle condotte tenute possa derivare pericolo per la sicurezza), può disporre l’allontanamento dai luoghi del fatto: ossia un vero e proprio divieto di accesso (in analogia al daspo sportivo) per un periodo minimo di 6 mesi e massimo di due anni.
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