A partire da oggi, l’acquisto di prodotti a base di CBD è limitato alle farmacie in seguito a un decreto emanato dal Ministero della Salute che revoca la sospensione del decreto precedente del 1 ottobre 2020. Questo provvedimento inseriva “le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis nella tabella dei medicinali, sezione B, del DPR 309/90“, noto come testo unico sugli stupefacenti. In Italia, fino a oggi, il CBD era considerato legale purché il contenuto di THC rispettasse i limiti imposti dalla normativa. Il THC era la sostanza illegale, non il CBD, nonostante derivassero dalla stessa pianta.

Il cannabidiolo (CBD) è una sostanza chimica estratta dalla pianta di Cannabis Sativa e viene utilizzata in vari tipi di prodotti, tra cui oli essenziali e alimenti. Gli esperti ritengono che il CBD possa alleviare le infiammazioni, combattere la nausea, promuovere il rilassamento e avere benefici per il corpo. Gli oli cosmetici, non menzionati nel decreto, dovrebbero poter essere ancora venduti. Fino a questo momento, i prodotti a base di CBD erano considerati legali nei cannabis store, a condizione che la concentrazione di THC (la sostanza psicoattiva) non superasse lo 0,6% per la coltivazione e lo 0,5% per la commercializzazione. Il THC è noto per i suoi effetti psicoattivi ed è stato oggetto di dibattito a livello globale riguardo alla marijuana.
Dunque, d’ora in poi, il CBD non potrà più essere venduto liberamente, a meno che i suoi preparati non siano a base di CBD sintetico (che non viene menzionato nella norma).
Il dibattito sull’uso delle droghe leggere continua a interessare le forze politiche, con alcuni sostenendo la depenalizzazione come misura necessaria per controllare meglio i rischi e contrastare il traffico di stupefacenti che alimenta le mafie. A tal proposito, il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ha criticato duramente la decisione, sottolineando che sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea affermano che il CBD non può essere classificato come sostanza controllata, poiché non crea dipendenza e non comporta danni per la salute umana. Ha criticato il tentativo di limitare il settore in crescita fondato su proibizionismo e ignoranza sulla materia.
