La Giunta comunale di Cesa, con apposita delibera di indirizzo, ha dato il proprio consenso per la realizzazione sul territorio cittadino del tanto atteso Museo del vino Asprinio. Il polo museale, unico nel suo genere, nascerà in collaborazione con la Pro Loco cesana, da sempre impegnata nella valorizzazione di questa vera e propria eccellenza dell’Agro aversano. Prodotto principalmente in questa zona basso casertano, dove il terreno è prevalentemente di origine tufacea, questo vino bianco deve l’origine del suo nome al suo caratteristico sapore aspro. Leggero e dal colore giallo paglierino con riflessi verdolini, è caratterizzato da note agrumate leggermente mandorlate che gli donano un gusto fresco e secco. Nasce come vino da pasto ed è ideale per accompagnare la mozzarella di bufala aversana. La sua acidità lo rende adatto alla spumantizzazione ed è ottimo come aperitivo.
Una delle peculiarità di questo vino è la particolare tecnica di coltivazione denominata “vendemmia eroica”, che ha ottenuto il riconoscimento quale patrimonio culturale immateriale della Campania. Le viti vengono fatte maritare ai pioppi e salgono fino a venti metri d’altezza, formando alte alberate colme di grappoli note come “alberate aversane”. I coltivatori, con abilità e maestria, si arrampicano con un’apposita scala detta scalillo, con pioli stretti e larghi che consentono loro di incastrare le gambe e lasciare le braccia libere per raccogliere i grappoli. L’uva raccolta viene riposta in apposite ceste chiamate fescine, dalla forma conica così da garantire stabilità. La maturazione avviene tra settembre e ottobre ed è affinata in grotte tufacee a quindici metri di profondità.
Le origini dell’Asprinio sono antichissime. Secondo numerosi studi e ricostruzioni storiche si tratterebbe di un vino autoctono di derivazione selvatica. Sarebbero stati gli Etruschi i primi a coltivarlo secondo il sistema ad alberata con viti maritate, una tecnica antichissima rimasta intatta per millenni e tramandata fino ai giorni nostri. Le prime testimonianze documentate sulla sua produzione risalgono al Medioevo. Nel 1800, inoltre, gli agri atellano e aversano furono destinati alla produzione di vini spumante da servire alla corte del Regno di Napoli. Nel 1993 l’Asprinio ha ricevuto l’assegnazione del marchio Doc che l’ha consacrato sull’altare dei più rinomati vini italiani. Tra i primi a riconoscerne e apprezzarne le particolarità e le peculiarità fu lo scrittore e regista torinese Mario Soldati, grande estimatore di questo vino.
Da diversi anni sia l’Amministrazione comunale di Cesa sia la Pro Loco sono impegnate in un’incessante opera di riscoperta e promozione del territorio con innumerevoli iniziative che vertono proprio sulla produzione dell’Asprinio. Tra le più importanti manifestazioni culturali promosse nell’Agro aversano merita di essere menzionato l’Asprinum Festival: in tale occasione l’intera città si trasforma in un grande museo a cielo aperto con i suoi cittadini che diventano protagonisti della valorizzazione del territorio. Le corti e le grotte vengono aperte a turisti e curiosi provenienti da ogni angolo della Campania mentre le strade e le piazze della città si affollano e si inebriano dei colori, dei suoni e dei profumi del vino Asprinio. Gli itinerari di visita permettono la scoperta sia del sottosuolo che della vite maritata a pioppo, vero patrimonio culturale tenuto in vita grazie al sacrificio, alla dedizione e alla sapienza dei contadini cesani.
Un primo obiettivo sulla strada della valorizzazione delle produzioni enogastronomiche dell’Agro aversano è stato raggiunto il 9 maggio del 2016, quando il consiglio regionale della Campania ha approvato all’unanimità la legge sulla “Conservazione e valorizzazione delle alberate aversane e delle viti maritate a pioppo”. Di recente, inoltre, è stata avviata la procedura affinché le alberate aversane vengano riconosciute come patrimonio dell’Unesco. “L’amministrazione ha avviato una sostanziale politica di recupero e di promozione del vino Asprinio mediante la tutela delle alberate aversane”, commenta il primo cittadino di Cesa Enzo Guida che prosegue: “Abbiamo deciso di dar vita a una struttura museale per valorizzare ancor più concretamente l’identità culturale e la storia atellana collaborando con altre realtà territoriali, sia pubbliche che private. Solo in questo modo – conclude la fascia tricolore – si potrà dare pieno sostegno all’economia locale, concorrendo al rilancio delle attività agricole e delle tradizioni del nostro territorio anche attraverso la realizzazione di attività didattiche e formative”.
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