Lunedì scorso Francia e Italia, a seguito della decisione della Germania, hanno sospeso la somministrazione delle dosi del vaccino Oxford-AstraZeneca. La misura è stata disposta anche a causa delle segnalazioni di alcune morti verificatesi dopo il vaccino in vari paesi europei come Danimarca, Islanda e Norvegia. Inizialmente l’Aifa aveva rassicurato i cittadini italiani, facendo presente che il vaccino fosse sicuro e che l’allarme procurato non fosse suffragato dai dati al momento disponibili.
Le morti sono dovute ad una particolare forma di tromboembolia cerebrale, ovvero l’occlusione di un vaso sanguigno a seguito di una coagulazione anomala di piastrine e cellule sanguigne. Questa forma di tromboembolia non è un comune “trombo”, ma una forma piuttosto rara: da qui deriva il sospetto dei medici. Questa occlusione in molti casi può determinare un afflusso ridotto di nutrienti e sangue ad un distretto corporeo (il cervello in questo caso), causando danni anche molto gravi e richiedendo l’ospedalizzazione. La vicinanza temporale di questi casi alle vaccinazioni con il farmaco di AstraZeneca ha indotto dunque le autorità mediche ad approfondire le indagini. Attualmente la stessa Ema ha annunciato ulteriori controlli sui dati disponibili, il cui esito dovrebbe essere comunicato al pubblico giovedì prossimo. Al momento i dati statistici sull’incidenza di questa seppur rara patologia, non suggeriscono di preoccuparsi, dal momento che i casi segnalati dopo il vaccino rientrano ampiamente nell’incidenza standard e stranamente non si sono verificati in tutti i Paesi. La stessa Ema ha rimarcato questi concetti nella conferenza tenutasi oggi pomeriggio.
Le decisioni sono state infatti prese, come più volte sottolineato dalle autorità stesse, in via del tutto cautelativa e in assenza di motivazioni strettamente scientifiche. Non ci sono evidenze che avvalorino l’ipotesi di un incremento di rischio trombotico in persone a cui sia stato somministrato il vaccino AstraZeneca, considerando tra l’altro che l’incidenza di eventi trombotici è del tutto comparabile a quella che fa seguito alla vaccinazione con Pfizer-BioNtech.
Sono attualmente in corso verifiche sulle cartelle cliniche ed esami autoptici, anche sui casi italiani coinvolti nel ritiro precauzionale del lotto ABV2856 conformemente alle norme di farmacovigilanza. Dal primo esame autoptico, il vaccino non sembra essere stato la causa di almeno uno dei tre decessi (per gli altri gli esami sono in corso), avvalorando dunque l’ipotesi di decessi non collegati alla vaccinazione per la mancanza di un nesso causale.
La decisione di Aifa di bloccare le somministrazioni in tutta Italia è stata presa in coordinamento con il Ministero della Salute e del presidente Mario Draghi. L’agenzia infatti, in base alla legge 2004, ha un rapporto consultivo con il Ministero, ma gode di autonomia decisionale; le ragioni sarebbero riconducibili alla volontà di muoversi con la massima cautela possibile in un momento delicato e teso come quello che stiamo vivendo.
Vi sono dunque pochi motivi concreti e suffragati da dati scientifici per preoccuparsi di quanto accaduto. I governi dei vari Paesi europei, date le circostanze, si muovono in un’ottica di massima tutela del cittadino, con una notevole cautela. Sulla base dei dati disponibili non sembrano esserci incrementi di rischio trombotico e i possibili meccanismi biologici che favoriscano l’insorgere della malattia sono in fase di ulteriore analisi. Stando a quanto sappiamo dai dati, in conclusione, il vaccino probabilmente non ha un ruolo primario nell’insorgere di questi eventi trombotici e non verrà ritirato dal mercato.
L’operazione condotta dai governi europei impatta però notevolmente sulla percezione di rischio dei cittadini. Un fattore non da poco questo, che potrebbe aggravare la vaccine hesitancy in Italia e in tutta l’Ue. Va ricordato che il vaccino, in quanto farmaco (salvavita), presenta inevitabilmente sia dei rischi sia dei benefici. Ciò che conta, in termini epidemiologici, è il rapporto tra questi due fattori, che al momento è più che ampiamente in favore dei benefici. Se anche i pochi casi registrati fossero dovuti al vaccino, inoltre, difficilmente questo rapporto cambierebbe significativamente. Il vaccino AstraZeneca resterà quindi, con tutta probabilità, un’arma sicura ed efficace contro la pandemia.

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