Stanno facendo molto discutere e sono motivo di acceso dibattito le dichiarazioni “shock” rilasciate in queste ore alla stampa internazionale dall’illustre scienziato ed epidemiologo americano Anthony Fauci, tra i massimi esperti al mondo in malattie infettive. Per l’insigne immunologo statunitense, consigliere di prim’ordine per la gestione della pandemia presso gli uffici della Casa Bianca, di fronte alla quarta ondata e all’alta contagiosità della variante Omicron del Covid-19 ci sarebbe ben poco o addiruttura nulla da fare. Secondo Fauci, infatti, prima o poi tutti verremo contagiati dal virus del Sars-Cov-2, sia vaccinati che non vaccinati, ed è solo questione di tempo.
“La variante Omicron, con il suo grado di trasmissibilità senza precedenti nella storia delle epidemie – ha affermato Fauci – alla fine contagerà tutti, sia coloro che si sono vaccinati sia coloro che non si sono vaccinati. Anche chi ha ricevuto la terza dose del vaccino – ha proseguito l’immunologo in conferenza stampa – non è immune dal contrarre il virus, tuttavia è molto probabile che non subirà le conseguenze nefaste della malattia infettiva. Conseguenze che invece pagherà a caro prezzo chi non è vaccinato, che corre il rischio non solo di finire ricoverato in ospedale a causa dei sintomi gravi della malattia, ma anche di passare a miglior vita”, ha chiosato l’insigne professore. Il triste scenario globale illustrato dal super esperto alla stampa mondiale, nonché consigliere sanitario del presidente americano Joe Biden, non è dunque dei più rassicuranti. Dovremo dunque rassegnarci di fronte a questa quarta ondata?
Sempre secondo Anthony Fauci la situazione epidemiologica sarebbe in forte evoluzione anche a causa di una maggiore diffusione delle varianti rispetto al ceppo originario del virus. Una volta superata la quarta ondata nonché questa delicata fase di transizione, i cui danni sociali potranno essere limitati solo attraverso a una migliore organizzazione della risposta dei sistemi sanitari nazionali, e in cui un certo numero di perdite in termini di vite umane è impossibile da evitare, si potrà convivere con il virus. La fase di “normalizzazione” dell’epidemia, infatti, sarebbe ormai alle porte poiché tutti, in maniera più o meno ineluttabile, finiranno per essere contagiati dal virus del Sars-Cov-2, ragion per cui la somministrazione della dose booster acquisterebbe ancora più importanza per scongiurare le conseguenze gravi della patologia.

Nel frattempo, mentre in Israele è stata già avviata la campagna per la somministrazione della quarta dose del vaccino, l’Agenzia europea del farmaco (Ema), frena nel ridurre i tempi di vaccinazione al di sotto dei quattro mesi dall’ultima somministrazione del farmaco. Sempre l’Ema ha avviato la procedura di verifica per la messa in commercio dell’antivirale Paxlovid, farmaco prodotto da Pfizer per il trattamento delle forme lievi e moderate dell’infezione da Coronavirus. In un’intervista rilasciata alla televisione americana Cnbc, Albert Bourla, ceo di Pfizer-Biontech, ha confermato che entro marzo i laboratori di ricerca del colosso farmaceutico saranno pronti per sintetizzare il nuovo vaccino anti-Covid efficace contro la variante Omicron. “Il nostro obiettivo – ha dichiarato il top manager della casa farmaceutica americana – è quello di riuscire a ottenere un vaccino con una protezione migliore contro l’infezione. Attualmente – ha ribadito nell’intervista – la protezione contro i ricoveri e le manifestazioni gravi della malattia è possibile solo con la somministrazione della terza dose”.
I vaccini, come sottolineato dallo stesso Bourla, non sarebbero stati creati per bloccare l’infezione, anche se riuscirebbero in parte a contenere la diffusione virale, ma per proteggere le persone dalle forme gravi della malattia infettiva, e quindi prevenendo il ricovero e l’ospedalizzazione. La variante Omicron, dal canto suo, infettando un numero enorme di persone, farebbe aumentare in maniera esponenziale anche il numero di pazienti che necessitano di assistenza medica. Basti pensare che attualmente, stando ai dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), su ogni dieci pazienti contagiati dal Covid-19 con sintomi gravi ricoverati in terapia intensiva, almeno sette non sarebbero vaccinati, dunque il 70% dei posti letto in ospedale sarebbero occupati da chi non ha voluto farsi somministrare il vaccino presumibilmente per ragioni ideologiche (nel caso dei no-vax), o per paura o perché non ha potuto vaccinarsi per ragioni di salute.
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