Dai ristori al sostegno che dovrebbe arrivare in questa settimana la musica non sembra cambiare. A cambiare, invece, sono i nomi dei decreti, ma la crisi economica nell’annus horribilis della pandemia difficilmente potrà essere superata da interventi a pioggia che non sono affatto risolutivi. Salvatore Mosca, barman e proprietario di un locale in allestimento ad Aversa, non lascia dubbi alle interpretazioni. “La situazione è palesemente drammatica – esordisce – tutto ciò che riguarda il mondo dell’industria dell’ospitalità, cioè ristoranti, bar, alberghi, soffre di più rispetto ad altri settori. Non possiamo lavorare in smart working, perché il nostro lavoro è a contatto diretto con le persone, ma ad aggravare la situazione è il periodo troppo lungo di inattività: è un anno esatto che non fatturiamo un centesimo. Quel poco che si fa con l’asporto è una goccia in un mare che non si riempirà mai. Naturalmente ci sono spese e costi da affrontare. Tutto ciò sta distruggendo il morale delle persone che lavorano in questo settore”. Anche sui ristori il suo parere è netto. “I primi ristori – prosegue Mosca – sono stati miseri, rispetto al fatturato. Ci sono locali che fatturavano 30 o 40mila euro al mese e hanno ricevuto 1.000, al massimo 1.500 euro. Poi c’è chi, come me, ha locali in allestimento e avrebbe dovuto aprire nel 2020, ma non è riuscito ad accedere ad alcun contributo, perché non ha uno storico del fatturato”. E il futuro, allora, diventa più buio della pece. “Ci dovrebbero dare i ristori sul fatturato perso – afferma Mosca – ma ristori in Italia non sono stati e non saranno mai adeguati alla perdita reale del fatturato. L’unica nostra speranza è che per maggio, un po’ con la bella stagione, un po’ con i vaccini, ci sia una ripresa. Ma ci sono dei locali che chiuderanno definitivamente”.
Non vede spiragli di luce anche Raffaella Piccolo, titolare di una villa per cerimonie a Caivano. “Siamo chiusi dallo scorso 16 ottobre – assicura – con eventi già programmati per i giorni e le settimane successive saltati o rinviati: un danno economico notevole. Al momento è tutto fermo e stiamo basando tutto sulle nostre forze, che però sono terminate. Per i prossimi mesi le prospettive non sembrano migliori: almeno fino a Pasqua staremo ancora chiusi”. Sui prossimi aiuti, Piccolo non pone affatto alcuna fiducia. “Ho letto qualcosa e già le dico che non saranno sufficienti. La nostra è una struttura per eventi che ospita 300 persone, con 6.000 metri quadrati di giardino: immagini, quindi, la perdita. Sarà acqua che non toglierà la sete. Ormai il danno è stato fatto e non è rimediabile. Nel periodo pre-Covid riuscivamo a fare 200 eventi all’anno, nel 2020 siamo scesi a sole venti cerimonie. Si è creato, quindi, un buco che non si può colmare, come se ci fosse un anno da cancellare, come se io l’attività non l’avessi mai avuta”. Senza contare, poi, l’indotto che c’è dietro ogni cerimonia. “Parrucchieri, truccatori, negozi di bomboniere, fotografi, wedding planner, fiorai. Tutti professionisti – afferma ancora Piccolo – anche loro rimasti fermi. Un matrimonio, ma anche una comunione o un diciottesimo compleanno, muove milioni di euro: bloccare tutto, quindi, è un danno all’economia nazionale, perché si ferma un’industria”. Come si prospetta il futuro? Piccolo mette in conto anche la chiusura. “Aspetto il prossimo decreto, perché se si prolunga il periodo in cui non possiamo lavorare la decisione sarà inevitabile. Per ora vedo nero. In molti confidavano in questo 2021, ma la situazione si prevede peggiore del 2020”, conclude amaramente.

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