La Xj sarebbe una ricombinazione, o meglio, una fusione di componenti genetiche delle sotto-varianti di Omicron BA.1 e BA.2 e finora era nota solo per un numero limitato di casi registrati alla fine del marzo scorso in Finlandia.
La nuova variante del Covid, la Xj ed “equivalente a Xe” è stata isolata per la prima volta in Italia, a Reggio Calabria, dal laboratorio dell’Asp del capoluogo calabrese diretto dalla dottoressa Maria Teresa Fiorillo, in due casi di soggetti positivi al coronavirus, e i risultati sono stati inviati all’Istituto Superiore di Sanità che li ha validati. A carico di Xj è stata rilevata una maggiore contagiosità. Dati recenti, indicano che Xe “avrebbe un tasso di crescita superiore di circa il 10% rispetto alla variante BA.2, che attualmente rappresenta la forma di SrsCov2 di gran lunga più comune a livello globale.
Le analisi del Ceinge-Biotecnologie avanzate, basate sui dati delle banche Gisaid e Ncbi Virus, in cui sono depositate le sequenze genetiche stimano che, ad oggi l’ 80% dei casi di Covid-19 in Italia sono provocati dalla sotto-variante BA.2 “Xe sembrerebbe il risultato della ricombinazione di due diverse varianti di Omicron, BA.1 e BA.2. “La sequenza isolata nei due casi rilevati di Xj, equivalente di Xe – si legge in una nota – non fa seguito a una mutazione del virus ma, più precisamente, a una fusione di componenti genetiche di Omicron”.
I nuovi sintomi della variante Xj sono simili a quelli della Xe: fiato corto, stanchezza o mancanza di forze, dolori generalizzati, mal di testa, mal di gola, naso chiuso, perdita di appetito, diarrea e sensazione di malessere generale. Trattandosi di Omicron, sono quindi ipotizzabili disturbi a carico delle alte vie respiratorie e dell’apparato gastrointestinale. I vaccini sino ad oggi utilizzati, dovrebbero essere in grado di proteggere anche dalla nuova variante e, sull’efficacia del booster dovrebbe esserci la convergenza dei virologi.