“La mafia sfrutta le inefficienze dello Stato ed è abile nel trasformare le crisi in opportunità”. A dirlo, senza usare mezze misure, è Antonio D’Amato, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dal 2015, nel 2019 è diventato componente del Consiglio superiore della magistratura. Originario di Torre del Greco, ha alle spalle una vasta esperienza da pubblico ministero: in Calabria, s’è occupato di ‘ndrangheta nella piana di Gioia Tauro e di rapporti mafia-politica; sul versante partenopeo, presso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha dedicato la propria attenzione alle ricostruzioni dei flussi di denaro derivanti dalle attività illecite del clan Zagaria. Con lui, dunque, riprendiamo il discorso su Covid e criminalità, per cercare di capire come camorra e mafia sfruttino l’emergenza per i propri illeciti interessi.
Dottor D’Amato, secondo lei è sempre alto il rischio che la criminalità riesca ad acquistare o controllare le attività commerciali in crisi per l’emergenza Covid? “Purtroppo, questo rischio è molto alto perché, così come è accaduto in occasione del terremoto in Campania nel 1980, le organizzazioni mafiose hanno maturato una particolare abilità nel trasformare i disagi sociali ed economici in opportunità: esse sentono ‘l’odore’ degli affari ancora prima che le esigenze di mercato si definiscano. Inoltre, l’attuale situazione emergenziale aumenta la possibilità di guadagno per le organizzazioni criminali. La crisi, infatti, sta giustificando una immissione di liquidità senza precedenti, che inevitabilmente finisce per attirare le organizzazioni mafiose. Ma c’è anche un altro fattore: la crisi monopolizza l’attenzione mediatica e i meccanismi criminali non occupano più spazio nelle cronache, in quanto l’imperativo della sopravvivenza domina su tutto. Il rischio che ne consegue è quello di una sottovalutazione della capacità delle organizzazioni criminali di trarre profitto da tale situazione. La pandemia, in altre parole, è il luogo ideale per le mafie perché chi lotta per la sopravvivenza cerca disperatamente aiuto, lecito o illecito che sia. Infine, con l’emergenza rallenta anche la già compromessa macchina giudiziaria”.
In che modo la criminalità può entrare a far parte dell’economia legale? “Le organizzazioni mafiose puntano a consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo e con l’elargizione di prestiti. Aziende di medie e grandi dimensioni possono essere indotte a ricorrere ai finanziamenti delle cosche, le quali potrebbero offrire loro sostegno economico, sostenendo i costi della chiusura e investendo nella ripartenza, grazie anche al ruolo di player affidabili ed efficaci a livello globale. Tra febbraio e marzo del 2020 queste organizzazioni avevano persino tentato di infiltrarsi nella commercializzazione delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione importati dalla Cina, progetto poi abbandonato per gli scarsi guadagni portati a casa. Le mafie, infine, stanno guardando con grande interesse agli appalti, soprattutto in materia di sanità. Le semplificazioni delle procedure di appalto, infatti, potrebbero favorire l’infiltrazione delle mafie negli apparati amministrativi”.
Le stesse organizzazioni criminali potrebbero riuscire ad accaparrarsi i fondi statali o provenienti dall’Unione europea per salvare proprio queste attività? “Se lo Stato non è tempestivo nell’elargire i fondi stanziati, vi è un rischio concreto che ciò accada. Perché la mafia sfrutta le inefficienze dello Stato ed è abile nel trasformare le crisi in opportunità, al fine di penetrare sempre più capillarmente nel tessuto sociale ed economico. Tra l’altro, l’azione delle mafie è progressivamente diventata molto complessa e raffinata, trasformandole in vere e proprie agenzie di servizi su tutto il territorio e anche oltre i confini nazionali, con la capacità di penetrare nel tessuto sociale ed economico tramite una fitta rete di relazioni nel mondo della politica e dell’imprenditoria. Per fronteggiare l’attuale crisi economica, occorre una seria riflessione sulla strategia di contrasto della mafia a livello nazionale ed europeo, che passi attraverso due punti essenziali: la messa in campo di un efficace controllo dei diversi presìdi di legalità che agiscono a livello territoriale e nazionale; la tempestività dell’erogazione di questi fondi a sostegno delle famiglie e delle imprese”.
Anche nelle proteste anti lockdown delle scorse settimane, sfociate in violenza a Napoli, si può immaginare la partecipazione di gruppi criminali? “Non si può e non si deve escludere. L’ultima relazione della Dia, riferendosi alle nuove strategie adoperate dal crimine organizzato per sfruttare a proprio vantaggio il contesto pandemico, fa riferimento appunto al metodo impiegato dalla mafia per strumentalizzare ed esacerbare le violente proteste di piazza delle ultime settimane, per indebolire le istituzioni e al contempo allargare le basi del suo consenso sociale da tramutare in voti in occasioni delle consultazioni elettorali a venire. Ne abbiamo avuto prova la scorsa primavera, con i tumulti scoppiati in varie strutture penitenziarie della Penisola a seguito del blocco delle visite ai detenuti, una misura introdotta per scongiurare eventuali contagi. Per stemperare la tensione, a svariati detenuti anche condannati in via definitiva per fatti di mafia è stata applicata la misura degli arresti domiciliari, dando così la percezione di un arretramento dello Stato nell’azione di contrasto alle mafie”.
Cosa deve fare, dunque, lo Stato per impedire che frange della criminalità conquistino pezzi dell’economia legale, di fatto inquinandola? “Occorre che lo Stato sia efficiente, solo così si può evitare che la mafia costituisca per famiglie e imprese un welfare alternativo, conquistando consensi. L’efficienza consiste anche nel far percepire che la giustizia non soffre soluzioni di continuità nonostante la crisi. Su un altro e non meno importante piano, invece, si collocano le azioni di sostegno economico alle famiglie e alle imprese. La liquidità, quindi, deve arrivare subito. Questo obiettivo si persegue attraverso la lotta alla burocrazia su alcuni importanti fronti: digitalizzazione e completamento dell’informatizzazione della pubblica amministrazione, con particolare riguardo alla giustizia; semplificazione, cioè uso dell’autocertificazione; controlli amministrativi non preventivi, ma posticipati che incidono sulle performance di risultato; politica economico-finanziaria, dunque eliminare o diminuire drasticamente l’uso del contante; politica criminale, con sanzioni penali adeguate all’illecito ed effettività della pena; cooperazione europea e internazionale tramite una risposta comune e coerente in tema di contrasto a corruzione e frodi; infine, investire sui giovani e sulla loro formazione, per un ingresso tempestivo nel mondo del lavoro, così da sottrarli alle lusinghe delle mafie”.
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