Una premessa doverosa ed essenziale: non mi accoderò alle migliaia di persone che, utilizzando diversi strumenti a loro disposizione, in particolare i social network, commentano quotidianamente, in maniera stizzosa, l’evolversi delle vicende legate alla pandemia da Coronavirus che, ormai da quasi un anno, è entrata nelle nostre vite, cambiandole probabilmente per sempre. Non mi schiererò né con chi, come i negazionisti e i complottisti, ritiene che il Covid-19 sia un’invenzione planetaria per controllare e gestire la nostra esistenza, o per indirizzare le scelte economiche, né con coloro che temono stia per arrivare la fine del mondo e sono travolti da nevrosi sempre crescenti. Cercando di mantenere la necessaria lucidità, proverò semplicemente ad analizzare con raziocinio cosa sta accadendo a nove mesi dall’inizio della circolazione del virus.
Con certezza assoluta si può solo affermare che ad essere venuto meno è l’equilibrio, sia di giudizio sia di riflessione, quasi come se tutto ciò che è passato sotto i nostri occhi in questo lasso di tempo non sia più impresso nelle nostre memorie. All’inizio dell’anno abbiamo scoperto, in maniera alquanto distratta, che in Cina si moriva di Covid-19, poi, in breve tempo, questa malattia è arrivata nel mondo, in Europa e, in una forma molto aggressiva, in Italia. Da noi si sono registrati i primi timori sopiti, fino al macigno del lockdown e alle crude immagini in televisione delle bare di Bergamo sugli automezzi dell’esercito. Infine, è arrivata la paura che il virus potesse colpirci tutti. Un terrore che con l’approssimarsi dell’estate è sembrato sciogliersi come neve al sole. A luglio e agosto gli italiani sono andati quasi tutti in vacanza, con le mascherine abbassate sul mento, formando assembramenti senza controlli sulle spiagge e nelle piazze.
Giusto il tempo delle elezioni regionali e comunali, periodo in cui si è ancora mantenuto un atteggiamento di superficialità, e quindi dalla fine di settembre si è ritornato a parlare di Coronavirus e della sua virulenza, questa volta creando un solco ancora più netto tra negazionisti, complottisti e catastrofisti. Questa la cronistoria dei mesi di Covid-19. Ora, che giudizio se ne può trarre? Ho la fortuna di dirigere un giornale e quindi mi è data la possibilità di dire la mia attraverso uno strumento di massa. Ecco, senza la presunzione di avere la verità in tasca e con l’onestà intellettuale di cui vado fiero, mi limiterò a scrivere il mio personale pensiero su quello che ci auguriamo sia solamente un brutto incubo da cui risvegliarci quanto prima. E lo farò ponendo anche dei punti di domanda, che potrebbero suscitare la curiosità e la voglia di riflessione in chi avrà la pazienza di leggere fino in fondo questo mio scritto.
Innanzitutto, ripeto, a mancare in questo delicato momento, forse il più drammatico dall’inizio della pandemia, è un pensiero equilibrato; ciò, purtroppo, potrebbe avere conseguenze materiali nefaste. Il caos degli ultimi giorni è, evidentemente, figlio della mancanza di bilanciamento. Penso che questo sia dovuto a un atteggiamento errato di tutte le parti in causa: di chi ci governa, ma anche di noi semplici cittadini. L’essere passati da una chiusura totale e snervante al “liberi tutti” in così poco tempo non ha portato giovamento. Ma era una necessità fisiologica operare questo tipo di scelta, o si poteva agire diversamente? È chiaro che la crisi economica, acuita dai due mesi di lockdown, ha giocato un ruolo predominante, ma resta il dubbio che si poteva fare sicuramente meglio.
I governanti hanno, fin dall’inizio, comunicato in maniera incoerente in tema di Covid-19, passando da messaggi di grande preoccupazione a rassicurazioni senza fondamento scientifico. E lo hanno fatto soprattutto durante il periodo della campagna elettorale. Tra agosto e settembre, quando ci si preparava per le elezioni amministrative in tutta Italia, il Covid-19 è sparito dall’agenda della politica. Anzi, molti dei sindaci e presidenti di regioni, che ogni sera si presentavano in diretta sui social per leggere il bollettino dei nuovi contagiati, erano impegnati nei locali e nelle piazze per la loro propaganda, spesso creando fastidiosi assembramenti. Il giorno successivo al voto è ripreso, regolarmente, il martellamento sui casi positivi, sui ricoveri in ospedale e sui decessi per Coronavirus. I cittadini, invece, da parte loro, non hanno mai in maniera massiccia rispettato le regole imposte dal Governo, dalle Regioni e dai Comuni, anche una parte di quei commercianti che oggi scendono in piazza per protestare contro le prossime chiusure, impegnati a trovare stratagemmi per eludere i restringimenti. Le trasgressioni non hanno riguardato solo una sparuta minoranza di persone e, soprattutto nel periodo estivo, le inosservanze, con la complicità dei controllori, hanno subito un’impennata notevole.
Forse si pensava che una seconda ondata non ci sarebbe stata, o che non fosse stata così forte. Resta il fatto che questa mancanza di equilibrio ha fatto perdere la strada maestra un po’ a tutti (se mai era stata mai imboccata), fino alle problematiche molto serie degli ultimi giorni. Le Asl sono quasi completamente in tilt, il sistema sanitario è in gravi difficoltà (le testimonianze raccolte da Il Crivello lo confermano) e l’esasperazione sociale è ai massimi livelli. Quello che è accaduto a Napoli l’altra notte e Roma ieri è gravissimo, con l’infiltrazione della criminalità organizzata in manifestazioni pacifiche. Scene da guerriglia urbana insensate e preoccupanti, che denotano lo stato di tensione che si è venuto a creare per colpa dei tanti cortocircuiti comunicativi. Forse è l’ora di cambiare passoe di ritrovare l’equilibrio perduto, da parte di tutti gli attori in campo. Si è ancora in tempo, prima che la “stoltezza umana” possa fare più danni del famigerato virus.
Questo sito Web utilizza i cookie. Continuando a utilizzare questo sito Web, acconsenti all'utilizzo dei cookie. Visita la nostra Privacy Policy. Accetto