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Home Società

Editoriale / Il caso De Michele: riscattare con il lavoro serio e la credibilità un’intera categoria

Ignazio Riccio di Ignazio Riccio
24 Maggio 2020
in Società
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Michele

Michele

È stata una settimana difficile, inutile negarlo, una di quelle che ha la forza di minare le poche certezze che una persona, un professionista, è riuscito ad acquisire nel corso di lunghi anni di lavoro. Faccio il giornalista dal 1994, da ventisei anni ormai, e mai mi era capitato di mettere in dubbio il mio nobile e difficile mestiere, di provare imbarazzo. Certo, non essendo di primo pelo, so bene che anche il mondo dell’informazione, come del resto ogni ingranaggio della società, può essere corrotto. Anzi, avendo un ruolo cardine, è ancora più soggetto a contaminazioni. La vicenda del giornalista Mario De Michele, però, mi ha scosso in maniera inaspettata, coinvolgendomi emotivamente più del dovuto.

Ho conosciuto De Michele all’inizio della mia carriera. Eravamo, insieme a tanti altri colleghi, nella nidiata del quindicinale Lo Spettro, diretto da Raffaele Sardo. Quando il giornale è diventato quotidiano le nostre strade si sono separate; ogni tanto, ma veramente molto di rado, qualche telefonata su questioni di lavoro e niente più. Intanto, osservavo, da addetto ai lavori, il sito Campanianotizie, di cui Mario è stato direttore, riflettendo sulla sua evoluzione negli anni.

Il quotidiano online aveva mosso i suoi primi passi in concomitanza con la chiusura del mensile cartaceo Fresco di Stampa, che ho diretto fino al 2011. Pensavo allora ad una sorta di passaggio di testimone, dalla carta al web. Alcuni dei miei collaboratori migrarono a Campanianotizie per completare quel percorso di formazione giornalistica, che è anche uno degli obiettivi primari per cui è nato cinque mesi fa Il Crivello.

Mai allora mi sarei immaginato la parabola discendente del giornalista, ma soprattutto dell’uomo Mario De Michele. Non ho mai condiviso il suo modo aggressivo e sempre al limite di scrivere, così come non mi sono mai piaciute le invettive, specie se fondate solo su sospetti, ma è una questione di stile e di scelte personali. Credo da sempre che un giornalista prima di affondare il colpo, facendo nomi e cognomi, debba operare più di una verifica. Rovinare la reputazione di una persona è un esercizio molto semplice per chi fa informazione, per questo ci vuole giudizio e ponderatezza quando si pigia con i polpastrelli la tastiera di un computer.

Questo non significa che bisogna essere superficiali, anzi, si deve andare fino in fondo nella ricerca della possibile verità, ma tenendo fermo questo principio deontologico. L’estrema confusione di oggi nel mondo dell’informazione ha definitivamente scompaginato le carte. Antonello Velardi, uno dei giornalisti campani più esperti, ne parla con dovizia di particolari nell’intervista che ci ha concesso per inaugurare un lavoro di approfondimento sulle terre campane. Un focus che si dispiegherà attraverso la testimonianza di donne e uomini che sono nati e vivono in Campania: professionisti, intellettuali e protagonisti della società civile, che disegneranno un quadro del nostro territorio su cui aprire ulteriori riflessioni.

Ritornando alla vicenda De Michele, il timore è che nasconda risvolti ancora più torbidi. Le domande di questi giorni sono state tante, come enorme si è rivelato il clamore per l’accaduto: un giornalista che inventa degli attentati da parte della camorra per acquisire visibilità e scalare gradini nella propria carriera fa molto rumore, ma è solo questo? Cosa nascondono gli attacchi personali? Erano frutto solamente di inchieste o erano pilotate, e da chi? C’erano commistioni tra informazione, politica e malaffare, o no? Probabile che sapremo, gli inquirenti indagano e la sensazione è quella di ulteriori novità, magari già nelle prossime settimane.

Per quanto riguarda la categoria dei giornalisti, è un duro colpo da digerire. Non sarà semplice dimenticare questo raccapricciante episodio, ma lo sforzo di chi fa il mio mestiere dovrà essere quello di riscattare, con comportamenti responsabili e credibili, il lavoro della gran parte degli operatori dell’informazione. Non possono una o più mele marce, condizionare l’abnegazione di tanti altri seri professionisti.

 

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Tags: camorra
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