Scene truculente ritraenti orribili fatti di sangue, filmati a tema pornografico e, molto spesso, pedopornografico. È l’inquietante contenuto dei file scambiati da un gruppo di minorenni all’interno di una chat di gruppo di WhatsApp, venuta alla luce nel corso delle indagini portate avanti, negli ultimi cinque mesi, dagli uomini della polizia postale della regione Toscana sotto il coordinamento della Procura della Repubblica del tribunale dei minorenni di Firenze. Nel mirino degli agenti sono finiti per ora venti minori, residenti in diverse città sparse in tutta Italia, risultati essere utenti attivi della chat incriminata e ora denunciati, in stato di libertà e in concorso tra loro, per detenzione, cessione e divulgazione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere aggravata. L’attività investigativa ha avuto inizio quando la madre di un quindicenne residente a Lucca ha rinvenuto sullo smartphone del figlio una grande quantità di video pornografici.
Allarmata dal fatto che i filmati avessero come protagoniste persone estremamente giovani, la donna ha chiesto l’aiuto della polizia postale, che ha accertato come il ragazzo fosse tra i promotori, assieme ad altri coetanei, di questa rete di scambio di file illegali estesa non solo su WhatsApp, ma anche su Telegram e diverse altre applicazioni di messaggistica istantanea. Oltre ai molti video hard, tra i file della chat incriminata sono stati rinvenuti numerosi filmati di suicidi, mutilazioni e decapitazioni di persone, materiale proveniente con ogni probabilità dal dark web. Numerose le perquisizioni a mezzo informatico eseguite in tutto il Paese: i controlli sono scattati per i dispositivi di ragazzini residenti, oltre che a Lucca, ad Ancona, Cesena, Ferrara, Lecce, Milano, Napoli, Pavia, Pisa, Potenza, Reggio Emilia, Roma, Varese e Vicenza. Tra gli indagati, sui quali pesa un consistente quadro probatorio, il più grande è un ragazzo di 17 anni, mentre i più piccoli risultano essere appena tredicenni.
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