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Home Cultura

Fotografia e pandemia: come il Covid-19 ha cambiato il nostro sguardo sul mondo

La giovane e talentuosa fotografa Laura Vecchione racconta prospettive e problematiche di una professione in profonda trasformazione

Giuseppe Cerreto di Giuseppe Cerreto
7 Marzo 2021
in Cultura
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Fotografia e pandemia: come il Covid-19 ha cambiato il nostro sguardo sul mondo

L’importanza della fotografia nella nostra vita è un fatto ormai acclarato: ogni giorno, ad esempio, solo su Instagram vengono condivise all’incirca 100 milioni di foto, senza considerare tutti gli altri social network. Una dimostrazione del peso che hanno le immagini nel nostro vivere quotidiano. Le foto raccontano la vita vista attraverso i nostri occhi e, allo stesso tempo, ci mostrano il mondo lì dove le parole non basterebbero oppure non potrebbero arrivare. Basti pensare al semplice fatto che gli episodi cruciali della storia del Novecento sono sempre stati immortalati da fotografie considerate a ragion veduta “iconiche”. Le più importanti rivoluzioni sociali e culturali dell’ultimo secolo sono sempre passate attraverso gli obiettivi dei fotografi che, a loro volta, hanno mostrato tramite i loro occhi il mondo dal loro punto di vista. La vera forza della fotografia risiede, dunque, nel suo potere di cambiare la percezione del mondo: le immagini sono fondamentali per decifrare e decodificare la realtà.

L’epidemia di Covid-19 ha però sancito una vera e propria inversione del concetto stesso di fotografia:i il mondo fotografico è stato costretto a ripensare se stesso e a riflettere sul proprio ruolo nella società. Non è un caso che dopo il primo lockdown ottanta tra i più grandi fotografi provenienti da tutto il mondo abbiano scelto di esibire i loro scatti a Codogno, primo epicentro europeo della pandemia, per lanciare un messaggio di speranza dal grande impatto visivo, che raccontasse i cambiamenti che la vita di ognuno di noi ha subito a partire da quel un anno fa. Il fotografo è il primo testimone della realtà che ci circonda ed è per questo motivo che documentarla è parte integrante della sua “missione”. Ma come raccontare un mondo ormai segnato profondamente dalla pandemia? E, soprattutto, in che modo è cambiata la fotografia e con essa la visione del reale attraverso l’obiettivo? A raccontarcelo è Laura Vecchione, giovane e talentuosa fotografa partenopea, figlia d’arte del noto fotografo Gianni Vecchione, la quale insieme al padre e ai fratelli gestisce uno dei più importanti studi fotografici del Nolano. 

La fotografa partenopea Laura Vecchione

“Le parole si cercano nuotando sott’acqua – esordisce la giovane fotografa citando lo scrittore e pedagogista Gianni Rodari – Un’immagine che non può non essere assimilata alla ricerca delle foto e che rappresenta un po’ la metafora della fotografia che ha dovuto affrontare una delle epoche più buie della sua storia. La pandemia è entrata a gamba tesa nelle nostre vite private e professionali e ci ha imposto, senza via di scampo, riflessioni e interrogativi sul nostro lavoro di fotografi. Dal mio punto di vista – prosegue Laura – l’epidemia ha rappresentato un vera e propria sfida professionale, offrendomi la possibilità di reinventarmi e cercare nuovi stimoli. Ho iniziato così a focalizzarmi di più sull’agire fotografico al fine di comprendere attraverso la lente le vite degli altri, proprio a partire dalle persone a me più care. Questa vicinanza mi ha permesso di cogliere dettagli e aspetti della quotidianità che prima potevano sfuggire a un occhio distratto. Lo scenario pandemico ha inoltre modificato le nozioni di tempo e spazio, i due assi principali lungo i quali si sviluppa e prende forma l’espressione fotografica: il primo si è allungato e dilatato, diventando quasi indefinito; il secondo al contrario si è chiuso e ristretto in ambienti definiti e limitati. Al tempo rarefatto ha fatto così da contraltare uno spazio domestico all’interno del quale gli sguardi e i gesti sono diventati i soggetti preferiti del mio obiettivo, come se volessero rappresentare un antidoto alla distanza”. 

La giovane fotografa ci racconta poi in che maniera è cambiato il suo modo di osservare e percepire le cose, a partire dalla vita delle persone a lei più vicine. “Più vedevo il mondo allontanarsi – afferma – più il mio obiettivo diventava uno strumento di osservazione e comprensione di un’inedita visione intimistica fatta di prossimità e di affetti. Sembrerà strano ma è proprio così che mi sono riavvicinata alla mia famiglia, soprattutto a mio padre e a mia sorella. La pandemia mi ha permesso di elaborare nuove narrazioni volte a raccontare i sogni, le esigenze, le speranze ma anche le privazioni, le incertezze, le paure vissute dagli esseri umani. È sostanzialmente questo il tipo di ricerca che ha caratterizzato i miei scatti durante tutto l’anno appena trascorso. Mi sono ritrovata alla costante ricerca di un’espressione che raccontasse in maniera autentica e reale i diversi aspetti della vita quotidiana, catturando anche i momenti di silenzio e di riflessione, spinta dalla curiosità sperimentare nuove visioni che si focalizzassero sull’esistenza. A oggi continuo a cercare nuove storie che possano raccontare un’autentica dimensione umana. Ho in serbo per il futuro sperimentazioni che mi diano la possibilità di esprimere in nuove vesti il mio lavoro da fotografa”.

Con Laura affrontiamo infine il tema della crisi economica che si è abbattuta come un macigno su tutta la categoria professionale dei fotografi. “La crisi pandemica – afferma – È stata devastante per tutto il settore. Tantissimi servizi fotografici sono stati cancellati o sospesi. Il vero problema però è il mancato riconoscimento della figura professionale del fotografo. La crisi non è qualcosa di recente, ma parte da lontano e la pandemia non ha fatto altro che accentuare le conseguenze di un declino che è soprattutto culturale. Con l’annullamento di eventi e cerimonie – prosegue – i guadagni sono crollati e anche quest’anno non sapremo a cosa andremo incontro. Molti studi hanno chiuso, schiacciati dalle spese e senza aver ricevuto sostegni adeguati. Il rischio è quello di restare senza lavoro anche per tutto il 2021 mentre dovremmo continuare a pagare le utenze, gli stipendi dei collaboratori e le spese dei fornitori a fronte di un fatturato azzerato. C’è chi si è arreso alle difficoltà – conclude – e non ha avuto altra scelta che chiudere. Noi invece resistiamo. È intrinseco nel mestiere del fotografo rinnovarsi, reinventarsi, e mettersi in discussione adattandosi ai tempi. Non possiamo fermarci perché la nostra vita gira intorno alla fotografia”.

Pubblichiamo di seguito una gallery con alcune delle foto più emblematiche e rappresentative scattate dalla giovane fotografa.

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Tags: Laura Vecchione
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