In occasione della terza giornata nazionale del “fiocchetto lilla” per la lotta contro i disturbi del comportamento alimentare sono numerose le città italiane che si sono mobilitate per porre al centro del dibattito pubblico un problema che sta diventando sempre più imminente nella vita di milioni di persone. A Napoli, per celebrare la giornata nazionale contro i disturbi alimentari, in piazza Crocelle ai Mannesi nel quartiere di Forcella, cuore del centro storico cittadino, è stata dipinta una panchina di colore lilla per iniziativa dell’associazione Mollichina, impegnata in prima linea nella lotta contro i Dca. All’evento, promosso dal Comune di Napoli, hanno partecipato la presidente dell’associazione Angela Russo e gli assessori partenopei Francesca Menna, Alessandra Clemente e Luigi Felaco, i quali hanno sottolineato l’importanza simbolica e il messaggio di solidarietà e vicinanza che l’amministrazione cittadina ha voluto esprimere su un problema che affligge sempre di più le giovani generazioni e in particolare le donne.
“Nella situazione di pressione psicologica attuale – affermano i tre assessori del capoluogo partenopeo – le restrizioni adottate per fronteggiare l’epidemia di Covid-19 hanno aumentato ansia e stress nei giovani e negli adolescenti, influenzando, in maniera negativa, il loro status psicofisico. Per tale ragione – concludono – il Comune di Napoli, con il contributo determinante delle associazioni attive sul territorio, ha voluto trasmettere un messaggio chiaro e inequivocabile alle persone che soffrono di disturbi alimentari affinché non si sentano più sole e soprattutto trovino la forza e il coraggio per chiedere l’aiuto e il sostegno medico e psicologico di cui hanno bisogno”.
Anoressia e bulimia rappresentano, infatti, la prima causa di morte in Italia dei ragazzi e dei giovani di età compresa tra i dodici e i venticinque anni, una vera e propria emergenza sociale e sanitaria che è stata aggravata e accentuata dalla pandemia tuttora in corso. Nel nostro Paese sono circa tre milioni le persone che soffrono di disturbi alimentari. Si tratta di un fenomeno in crescita, spesso sottovalutato sia da chi ne soffre che dai loro familiari e che colpisce soprattutto le donne e le ragazze giovani per una percentuale pari quasi al 96% dei casi. I disturbi del comportamento alimentare, noti anche con l’acronimo di Dca, non solo hanno conseguenze estremamente pericolose sulla salute di chi ne soffre, visto che possono provocare anche la morte, ma comportano anche tutta una serie di molteplici effetti negativi sulla vita relazionale, sentimentale, sociale e professionale della persona affetta. Nella maggior parte dei casi tali disturbi rappresentano il sintomo manifestante di problemi di natura psicologica anche gravi: se riconosciuti e trattati in maniera adeguata e costante, con l’ausilio di psicologi, psichiatri, medici e nutrizionisti, disturbi come l’anoressia, la bulimia e l’obesità possono essere curati fino a portare chi ne soffre alla guarigione. Il problema, però, è che solo il 10% di chi è affetto da tali disturbi chiede aiuto agli specialisti. Tale condizione è dovuta principalmente al fatto che c’è ancora troppa poca consapevolezza e sensibilizzazione su di un argomento estremamente delicato e di così vitale importanza.

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