La Procura di Napoli, che ha sottoposto a fermo Vincenzo Palumbo per il duplice omicidio di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, parla di “una condotta intenzionalmente e senza giustificazione rivolta a cagionare la morte violenta”
A confermare che i colpi sono stati esplosi mentre l’auto si allontanava dall’abitazione di Palumbo, sono state le immagini dei sistemi di videosorveglianza acquisite dagli inquirenti, dunque contraddicono la versione di Palumbo. L’autotrasportatore ha ammesso di avere sparato quattro o cinque volte nonostante l’arma dopo l’esplosione del primo colpo si fosse inceppata. Ma gli investigatori hanno accertato che Palumbo ha esploso 11 colpi. Cinque ogive hanno raggiunto l’auto con a bordo i due ragazzi, colpita mentre si stava allontanando. I due giovani sono stati raggiunti alla testa dai colpi di pistola, dopo che i proiettili avevano perforato il tetto dell’autovettura.
“La dinamica dei fatti – si legge in un comunicato a firma del procuratore, Giovanni Melillo – per il numero, la sequenza e la direzione dei colpi esplosi, così come ricostruita attraverso le indagini fin qui svolte, appare rivelare una condotta intenzionalmente e senza giustificazione rivolta a cagionare la morte violenta” dei due giovani.
In un altro passaggio del comunicato, il procuratore sottolinea come “le vittime, entrambe incensurate, non detenevano armi da fuoco o di altro genere né strumenti atti allo scasso o per agire travisati. Nessun altro elemento risulta acquisito per ipotizzare che le vittime si trovassero in quel luogo per commettere furti o altro genere di reati contro il patrimonio o la persona”. Parole che confermano quanto raccontato dal primo momento dai familiari e dagli amici di Tullio e Giuseppe, che li avevano descritti come due giovani perbene, dediti al lavoro e allo studio, appassionati di sport, generosi e leali. Non si può morire in questo modo e cosi giovani. Una reazione di dolore comprensibile e uno sgomento condiviso da molti.
