Antonio Poziello, figlio di Innocente (storico politico cittadino, eletto quattro volte consigliere comunale del Partito comunista italiano) da lunedì non sarà più sindaco di Giugliano, sfiduciato da diciannove consiglieri davanti a un notaio. Il Prefetto di Napoli, Marco Valentini, verificherà la regolarità delle firme e poi nominerà un commissario, che amministrerà il Comune fino alle elezioni di maggio.
Partito tra lo scetticismo generale, Poziello ha saputo presto scrollarsi di dosso l’etichetta di “figlio di Innocente”, annoverandosi a pieno titolo tra i politici più capaci del territorio. Certo, la parentela è stata tutt’altro che un freno, considerato l’alto potenziale elettorale in dote, però, Poziello ci ha messo del suo. Sin dai tempi della coalizione della Sinistra Arcobaleno del 2008 (la coalizione di sinistra nata a Giugliano quasi imposta dalle scelte nazionali che videro all’epoca la formazione del gruppo unico facente capo a Fausto Bertinotti e comprendente all’interno i Comunisti italiani, i Verdi, lo stesso Prc e la Sinistra Democratica) fu chiaro a tutti, tuttavia, che non si trattava di un semplice galoppino, ma di un puledro di razza che nel giro di qualche anno sarebbe diventato un cavallo da competizione, arrivando a ricoprire nel 2015 la carica di sindaco.
In quella occasione Antonio Poziello, prima militante di Rifondazione comunista e successivamente del Pd, vinse le primarie, ma poi, a poche settimane dal voto, fu escluso, decidendo di correre da solo, sostenuto principalmente da alcune liste civiche, ma soprattutto dall’attuale governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Cinque anni da sindaco molto difficili per Poziello, in un territorio trasformato in melma velenosa, con decine di discariche, cemento fuorilegge e burocrazia infedele (il 30% del personale in servizio presso il Comune è colpito da provvedimenti giudiziari o, comunque, da segnalazioni di polizia giudiziaria). Ma soprattutto cinque anni di una amministrazione fatta col pallottoliere, sempre alla ricerca d’infiniti equilibri forieri solo di estenuanti perdite di tempo.
Durante gli ultimi Consigli comunali la tensione si tagliava a fette. Ma le corde troppo logore alla fine si spezzano, provocando cadute rovinose. La sfiducia del sindaco è avvenuta a pochi mesi dal voto. Giugliano, infatti, è tra i Comuni dove le elezioni si terranno la prossima primavera. Venerdì scorso diciannove consiglieri comunali di Giugliano hanno firmato davanti a un notaio di Pozzuoli le loro dimissioni sfiduciando così il sindaco in carica.
Da questa vicenda potrebbe uscirne rafforzata la destra cittadina con Lega Nord, Forza Italia e Fratelli di Italia, che da sempre coltivavano il sogno di dare la spallata al sindaco Poziello. Il centrodestra giuglianese spesso non ha brillato per lungimiranza e capacità d’analisi. Con i suoi comportamenti, ora politicamente remissivi ora semplicemente affidati al rumore della propaganda, ha dato talvolta l’impressione di accontentarsi dello status quo più che di puntare a un reale ribaltamento degli attuali assetti di dominio. Con la sfiducia a Poziello il centrodestra avrebbe così un argomento in campagna elettorale per allontanare il sospetto di essere stato un po’ troppo accomodante con l’ex amministrazione.
Il Pd, che potrebbe contare sull’appoggio anche del governatore De Luca alle elezioni, con la sfiducia ha provato a distruggere il tentativo del primo cittadino di ricucire un asse di centrosinistra in città. Il Partito democratico proverà così a identificare il sindaco uscente come un professionista della politica intesa non come servizio ma come carriera. I Cinque stelle, che possono vantare una opposizione dura per tutto il mandato, guardano agli sviluppi del Governo nazionale per capire se sussistano le condizioni per un alleanza col Pd e con liste vicine ai loro valori come quella di Polis, di Francesco Cacciapuoti.
Il cemento di una simile alleanza potrebbe essere rappresentato dal desiderio di proporsi tutti insieme, sulla base di un programma minimale, concreto e condiviso, come alternativa radicale ad un sistema di governo con un bilancio amministrativo fallimentare alle spalle, soprattutto su alcuni aspetti delicati come quello ambientale. Scelta la strada della “grande alleanza”, che per riuscire richiede ovviamente un gran lavoro di cucitura e di diplomazia politica, occorre poi mettere a punto un programma che senza essere fantasmagorico e illusorio, anzi al contrario, di pochi punti ma essenziali, sia per davvero innovativo e originale. Polis, Pd, Movimento 5 stelle, Partito socialista e alcune liste civiche hanno sottoscritto un documento che ha posto le basi per le future scelte elettorali, che non dovranno prescindere da una radicale discontinuità con, secondo loro, la fallimentare esperienza dell’amministrazione Poziello.
Ne esce certamente indebolito l’ormai ex fascia tricolore. A gennaio alcuni suoi fedelissimi avevano aderito a Italia Viva. Dal partito di Renzi il suo operato, come primo cittadino di Giugliano, è stato giudicato positivamente. Non va sottovalutato il fatto che grazie a questa sfiducia l’ex sindaco potrà avere dalla sua due carte vincenti: da un lato la possibilità di rivendicare per sé il ruolo della vittima di una manovra politica balorda e dall’altro tre mesi di tempo libero da impegni istituzionali per dedicarsi a fare ciò che gli riesce meglio: la campagna elettorale. In un clima così confuso e con una frammentazione acuita da ristrettezze temporali e livori da smaltire, il centrosinistra diviso rischia di essere schiacciato dal centrodestra, che potrebbe presentarsi unito intorno ad un nome forte alle prossime elezioni di maggio.
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