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Home Cultura

Gli intrecci tra Napoli e il fumetto nel variegato mondo “bonelliano”

Storie di vampiri, misteri, incantesimi, magie e sullo sfondo la camorra che intralcia le avventure degli eroi della famosa casa editrice italiana

Ignazio Riccio di Ignazio Riccio
12 Luglio 2020
in Cultura, Fumetti
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Fumetto

Fa sempre un certo effetto, inutile negarlo, sfogliare le pagine del fumetto preferito e trovare Napoli al centro della storia, anche quando, come nella quasi totalità dei casi, la città è raccontata solo in un verso: quello della terra di camorra, oggi diventata Gomorra, dopo il successo planetario del libro di Roberto Saviano e delle sue trasposizioni cinematografiche e televisive. Nel numero di luglio di Julia, le avventure di una criminologa, una serie a fumetti scritta da Giancarlo Berardi e pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore dal 1998, si parla di Secondigliano e della faida degli scissionisti. Nell’albo, intitolato Il Principe, la protagonista Julia, che ha le fattezze dell’attrice Audrey Hepburn, ricorda gli episodi di camorra napoletani per districare un caso di criminalità internazionale a Garden City, un’immaginaria metropoli del New Jersey a circa un’ora da New York, dove è ambientato il fumetto.

La criminologa americana cita sia Saviano sia Gomorra, così come il suo compagno, Ettore Cambiaso, un commissario di polizia di Genova, con origini partenopee. “La controffensiva dello Stato portò allo smantellamento della cupola e alla sconfitta militare. Da lì è iniziato il suo declino a cui si è sostituito un nuovo modello attuale e rampante. Roberto Saviano descrive bene questa mutazione, a partire dal libro che l’ha reso celebre in tutto il mondo”. Sono credibili le parole pronunciate durante il seminario tenuto dal poliziotto italiano agli studenti americani di Garden City, dove insegna la fidanzata criminologa; d’altronde anche il sergente Ben Irving, della polizia locale, mostra di conoscere bene il libro Gomorra: “Mia moglie lo ha letto due volte”, dice rivolto al tenente Alan Webb, che sembra meno informato sulle vicende campane.

Ma gli intrecci tra Napoli e il fumetto, fermandoci esclusivamente al mondo “bonelliano”, sono numerosi. Parlarne in un articolo, ai giorni nostri, può sembrare anacronistico, in un mondo dove i giovani sono attratti maggiormente dai social network e da tutto ciò che è digital e con molta difficoltà accetterebbero di tenere tra le mani un albo di un fumetto, di qualsiasi genere. Ma l’obiettivo dello scritto è proprio quello di incuriosire alla lettura, usando il pretesto del legame tra Napoli e la nona arte. Tornando a noi e rimanendo nel recinto della vasta produzione di Bonelli Editore, a memoria la prima storia “bonelliana” ambientata a Napoli risale a quasi quarant’anni fa, nel 1981.

Si tratta dello scanzonato personaggio del fumetto Mister No, al secolo Jerry Drake, un pilota nord-americano, ex soldato, che vive le sue avventure a Manaus, in Amazzonia, e l’albo è intitolato La mafia non perdona, che ha un continuo nel numero successivo, Morire a Capri. La storia è stata scritta da Sergio Bonelli in persona, con la collaborazione di Alfredo Castelli. Una malinconica canzone napoletana, Scalinatella, molto amata da Bonelli, induce Mister No a ricordare un episodio del passato, con le regole della criminalità organizzata di quei tempi. Nel 1948, insieme all’ex commilitone Steve Mallory, agente del Fbi, aveva ricevuto l’incarico di recuperare una lettera compromettente per l’esercito americano, nella quale si rivelava che lo sbarco in Sicilia, avvenuto nel 1943, era stato facilitato dal boss Lucky Luciano. I due cercano la lettera a Positano, vicino a Napoli, ma sono contrastati da un boss locale, un certo Angiolillo.

Sparatorie, inseguimenti e scazzottate si susseguono incalzanti nella spettacolare cornice della Costiera di fine anni Quaranta, per arrivare nella splendida isola di Capri, dove la vicenda trova il suo epilogo. Nel 1985, invece, il detective dell’impossibile, l’archeologo, antropologo ed esperto d’arte Martin Mystère, negli albi di Bonelli La guerra senza tempo e Il principe delle tenebre, si imbatte a Napoli in un’organizzazione criminale: alcuni camorristi che cercano di allontanarlo dal laboratorio segreto del principe di Sansevero. L’ambientazione partenopea, fin dalle prime pagine, ha l’obiettivo, però, di allontanarsi dai luoghi comuni e dagli stereotipi relativi alla cultura napoletana. L’uomo che accoglie Martin e il suo fedele discepolo Java all’aeroporto e li accompagna in giro per la città, lungo via Tasso, ci tiene a precisare: “Scommetto che ti stai già immaginando un locale sul lungomare con il solito assedio di posteggiatori armati di mandolino. No… niente di tutto questo”.

La seconda avventura a Napoli di Martin Mystére è raccontata in due numeri del 1993 Il segreto di Pulcinella e La smorfia napoletana. In questi albi l’archeologo incontra un suo vecchio amico napoletano, il professor Crescenzio Donnarumma, che costituisce un’ovvia allusione a Luciano De Crescenzo, che lo coinvolge in un’avventura legata al furto di un’antica pergamena avvenuto tra le rovine di Pompei, a cui sono interessati anche alcuni feroci camorristi.

Lo stile della casa editrice Bonelli, va sottolineato, è sobrio e sempre politicamente corretto, scevro dagli stereotipi che abbondano nelle produzioni artistiche, le quali descrivono Napoli e la Campania, anche quando si tratta di storie di fantascienza o horror, come terra di perdizione. Anche nel fumetto Dampyr, questo stile emerge netto, con il tormentato anti-eroe Harlan Draka, mezzo uomo e mezzo vampiro, che negli albi La maledizione di Varney e I misteri di Napoli, usciti nell’estate 2004, indaga su un misterioso “munaciello”, la cui vicenda si intreccia con alcuni esponenti della grande letteratura inglese (George Byron, Mary Shelley) e con gli interessi della camorra.

L’altra avventura napoletana, più recente, l’ha scritta invece il napoletano Claudio Falco. Medico con la passione dell’horror, l’autore, negli ultimi anni, è anche impegnato, insieme ad altri colleghi (come Paolo Terracciano), con la trasposizione a fumetti del Commissario Ricciardi dello scrittore Maurizio de Giovanni, edito dalla stessa Bonelli. L’avventura napoletana, sceneggiata da Falco, si intitola La monaca. Uscita nell’estate del 2013 e disegnata da Nicola Genzianella, è ambientata nel convento di Sant’Arcangelo a Baiano, nel centro storico napoletano, la tristemente famigerata “Forcella”. Questo convento nella seconda metà del Cinquecento è stato teatro di un’oscura e torbida vicenda di omicidi, sacrilegi, scandali sessuali, e addirittura, a quanto pare, di apparizioni di fantasmi e di possessioni diaboliche. Il caso ha suscitato anche, tra l’altro, l’interesse di Benedetto Croce. Falco immagina che Harlan indaghi su alcuni misteriosi delitti che sembrano collegati a quell’evento. Indimenticabili le tavole in cui i fantasmi delle monache escono di notte dalla chiesa di Monte Oliveto e restano sospesi sulla fontana dei leoni nella piazza deserta, dipingendo una Napoli inquietante, ma sempre affascinante nella sua complessità.

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Tags: Napoli
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