“La bellezza salverà il mondo”. Con questa frase, forse abusata, lo scrittore russo Fiodor Dostoevskij tocca un aspetto fondamentale dell’animo umano, aprendo possibili riflessioni sul senso più profondo del suo significato. Tra il bello e il bene esiste un filo conduttore misterioso ed eterno; alla bellezza, intesa come concetto universale, è affidato il compito di ristabilire in un’unità armonica il disordine fondamentale della realtà, rendendola capace, così, di rivelare un senso ultimo al di sopra del suo stesso caos.
Nel romanzo I fratelli Karamazov, Dostoevskij approfondisce il tema. Un ateo domanda al principe: “In che modo la bellezza salverebbe il mondo?”. Il principe non dice nulla ma va da un giovane di diciott’anni che sta agonizzando. Lì rimane pieno di compassione e amore fino a quando muore. Con questo cosa voleva dire? È la bellezza che ci porta all’amore condiviso con il dolore; il mondo sarà salvo oggi e sempre fin quando ci sarà questo gesto. Ed è proprio tutto questo che terribilmente ci manca oggi.
Il Crivello compie un mese e di questa riflessione ne ha fatto un “credo” da seguire con scrupolo e dignità. Sono trascorsi trenta giorni dal debutto online del giornale e una strada maestra è stata già imboccata con decisione. La serie di inchieste sulle speculazioni urbanistiche territoriali conferma, qualora ce ne fosse bisogno, come il principio filosofico di bellezza sia stato bistrattato in nome del profitto personale di pochi.
La corsa sfrenata al mattone rappresenta una delle roccaforti più solide della corruzione, che si alimenta grazie a intrecci, neppure tanto nascosti, tra Pubblica amministrazione e mafie. Siamo di fronte a un mostro dai mille tentacoli che si annida, molto spesso, nel cuore pulsante degli enti locali, quegli uffici tecnici in cui si decidono le sorti di un territorio e, quasi sempre, la sua distruzione. In quei luoghi “fisici” bisogna porre l’attenzione, poiché il “sistema malavitoso” oggi è complesso e, molte volte, coinvolge anche le istituzioni. Non a caso, in Italia, nel 2019 sono aumentati i Comuni sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata, con il Sud che, come al solito, primeggia (prossimamente ne parleremo abbondantemente).
Il nostro giornale, per scelta, ha un raggio d’azione limitato, racconta quello che accade in una delle regioni più popolose d’Italia, la Campania, dove la commistione tra “legale” e “illegale” ha un suo fondamento storico. La bruttezza, al contrario della bellezza, ha preso il sopravvento da tempo, finendo per imbrutire gli animi anche di chi abita queste terre. Abbiamo raccontato e continueremo a raccontare di una zona, a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, deturpata in maniera feroce dal cemento, colato senza un criterio logico, ma solo per produrre denaro.
Nel 1963, lo scrittore italiano Italo Calvino ha pubblicato La speculazione edilizia, un romanzo che ci parla della crisi di valori che attraversa il Paese nel secondo Dopoguerra e della difficoltà ad opporsi con efficacia al gretto consumismo e affarismo della amorale e intellettualmente modesta borghesia italiana, indifferente a tutto ciò che non sia l’agio e il tornaconto personale.
Una premonizione quella di Calvino, che ha tratteggiato le linee di tendenza dell’evoluzione socioeconomica dell’Italia di oggi: un coacervo di legami poco chiari tra apparati dello Stato e gruppi mafiosi, che tiene sotto scacco i cittadini, rendendoli schiavi di un “sistema” in cui a decidere sono in pochi e a subire sono in tanti.
Ciò trova la punta dell’iceberg nel settore edilizio dei lavori pubblici, ma è replicato in tutti i compartimenti dove la finanza fa la parte del leone: ciclo dei rifiuti e sanità prima di tutti. Su questo aspetti Il Crivello intende “setacciare”, per ottemperare al dovere di ogni giornale che si rispetti: informare, soprattutto sugli abusi del potere, nell’esclusivo interesse dei cittadini-lettori, che poi devono continuare ad essere, citando Indro Montanelli, i veri “padroni” dei giornalisti.
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