Un Napoli generoso ma anche confuso, nonché fisicamente e psicologicamente a pezzi, perde 4-2 in casa dell’Atalanta e vede allontanarsi il quarto posto che vale la qualificazione alla prossima Champions League. Continua dunque il momento complicatissimo per gli azzurri, che a Bergamo sono costretti a rinunciare anche a Insigne all’ultimo minuto (per problemi alla schiena) e riescono a stento a schierare undici titolari minimamente credibili, non tutti peraltro in buone condizioni fisiche.
Dopo un primo tempo bloccato e nervoso (con l’allenatore atalantino Gasperini espulso al 24′ per proteste, dopo un presunto rigore non assegnato ai suoi), il match esplode nella ripresa, quando i padroni di casa passano in vantaggio al 52′ con un bel colpo di testa di Zapata su cross di Muriel (nettamente il migliore in campo). Ma sul centravanti colombiano c’era Mario Rui, in una marcatura francamente improponibile sul piano atletico. Sei minuti dopo, il pareggio dei partenopei è bellissimo, con lancio morbido di Politano verso il centro dell’area, dove s’inserisce Zielinski abilissimo a concludere a rete con un elevato coefficiente di difficoltà: il pallone, infatti, gli giunge da dietro e lui ne segue la traiettoria con lo sguardo e lo colpisce al volo di destro incrociando basso alle spalle di Gollini.
Al 64′, il raddoppio arriva dopo una ripartenza di Muriel, abile a vincere un paio di rimpalli e a servire il connazionale Zapata, che a sua volta crossa rasoterra sul secondo pallo per Gosens, veloce a inserirsi indisturbato, con i difensori azzurri sorpresi e il pallone che attraversa tutta l’area da destra a sinistra, finché l’esterno non lo insacca alle spalle dell’incolpevole Meret. Il 3-1, al 71′, è invece tutto dello stesso Luis Muriel, che dopo aver procurato le reti dei compagni si mette in proprio. Ma in questa azione è gravissimo l’errore di Bakayoko, che con la sua squadra in uscita passa il pallone all’indietro nel vuoto, lanciando in pratica l’attaccante colombiano verso la porta del povero Meret. Il Napoli, però, non s’arrende e, pur tra mille limiti e problemi, riesce a rientrare sul 3-2 a un quarto d’ora dal novantesimo, grazie a un autogol di Gosens su cross di Politano. Gli azzurri tengono discretamente il campo, ma pungono poco, anche perché lì davanti c’è il solo Osimhen, isolato ma anche lontano da una condizione atletica accettabile. Con Gattuso che ha appena cambiato Maksimovic e Mario Rui con Koulibaly e Ghoulam (guariti due giorni fa dal Covid), l’Atalanta approfitta al 79′ degli avversari che si stanno ancora dispondendo in fase difensiva e sigla il 4-2 di testa con Romero su calcio d’angolo. Torna in mente, in questi momenti, quella regola non scritta del calcio, secondo cui non bisogna mai sostituire un difensore prima di un calcio d’angolo: figuriamoci due.
Nel recupero, infine, c’è tanta paura per Osimhen, che su un contrasto a centrocampo cade male e batte la nuca sul terreno di gioco, perdendo persino conoscenza per qualche secondo. Il giovane centravanti nigeriano è costretto a lasciare il campo in barella e viene portato di corsa in ospedale per accertamenti, con le sue condizioni però che, per fortuna, sono poi migliorate dopo il ricovero. La situazione del Napoli, invece, sembra peggiorare sempre di più.

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