Continua a far discutere l’inchiesta che ha coinvolto funzionari e dirigenti dell’Asl di Caserta. Dopo gli interventi – riportati in esclusiva dal Crivello – del sindaco di Casal di Principe Renato Natale e del parlamentare del Movimento 5 Stelle, Nicola Grimaldi, questa volta sono i rappresentanti del Comitato don Peppe Diana a tornare sull’indagine coordinata dalla Procura di Napoli Nord che “ha portato alla luce l’inquietante spaccato relativo alla gestione dei pazienti psichiatrici nel Casertano”. In una nota, infatti, l’associazione ricorda che “la cattiva gestione burocratica e amministrativa” attuata con “l’intento di sabotare totalmente il sistema dei budget di salute era stata più volte denunciata da alcune cooperative sociali della rete del Comitato don Peppe Diana, già a partire dal 2010; seguite nel 2013 da una denuncia alla Procura della Repubblica e alla Direzione distrettuale antimafia. Esposti e richieste – prosegue il comunicato – che non si sono mai fermate”.
Dal 2019 e fino a questi primi mesi del 2021, l’associazione ha “alzato ancora di più i toni, sottolineando interessi in grado di mettere in crisi il sistema dei budget di salute e dei Progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati, una forma di integrazione sociosanitaria tra le più evolute in Italia”. Secondo il Comitato don Peppe Diana “l’intreccio tra alcuni personaggi dell’Asl e imprenditori privati convenzionati, ha monopolizzato per anni ricorse economiche, dirottandole dai servizi pubblici territoriali verso iniziative private. Tutto a discapito della riabilitazione terapeutica”.
La richiesta dell’associazione era e rimane sempre la stessa, cioè “attivare processi di verifica e monitoraggio avendo come unica preoccupazione la presa in carico delle persone svantaggiate”. Nel ribadire, dunque, la sua posizione in merito all’inchiesta della Procura di Napoli Nord, il Comitato non si tira indietro, inoltre, nell’affermare che ci sono state “conseguenze alle denunce” presentate negli anni scorsi. “Siamo stati presi di mira – si legge ancora nella nota – con ripercussioni, ritardi sui pagamenti dei servizi prestati e creandoci enormi difficoltà. Non indietreggiammo allora – assicura l’associazione – e ovviamente non lo facciamo oggi. Domandiamo che si volti definitivamente pagina attuando controlli efficaci e una necessaria revisione. Alla Regione Campania, denunciammo l’ingresso di tante nuove e false cooperative sociali che minavano i budget di salute. Ci furono riunioni ma poi nulla è stato fatto. Restammo senza attenzione anche da parte dell’amministrazione regionale del presidente De Luca e così nonostante le denunce circostanziate in tempi sicuramente più difficili, tutto si risolse in una bolla di sapone. Bene sarebbe stato, se fossimo stati ascoltati”. Nonostante tutto, la nota si conclude con parole di speranza e fiducia per il futuro prossimo: “Ora però – auspica, infatti, il Comitato – bisogna andare avanti per dare regole certe alle pratiche d’eccellenza dei budget di salute di cui si sta discutendo anche in Parlamento, per farli diventare legge italiana”.

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