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Home Cultura

Inchiesta / La crisi delle librerie in Campania al tempo del Coronavirus

Giuseppe Cerreto di Giuseppe Cerreto
20 Aprile 2020
in Cultura, Inchieste
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Aifa

Sono tempi duri e difficili per il mondo della cultura e dell’editoria, con l’emergenza sanitaria provocata dal Coronavirus capace di colpire soprattutto in basso, lì dove esistevano e resistevano gli ultimi presidi “di prossimità” della conoscenza, le librerie. La loro è una crisi che sta mettendo in ginocchio un intero settore, il quale già da tempo non gode di ottima salute a causa di scelte politiche sorde di fronte alle richieste del comparto. E se la politica ha smesso di interessarsi alla cultura, è arrivata poi l’epidemia di Coronavirus a dare una grossa mazzata a un sistema già in crisi.

Anche in Campania, naturalmente, la situazione non è semplice, con i librai che hanno tenuto in silenzio le saracinesche abbassate lasciando che i libri presenti sui loro scaffali s’impolverassero, dimostrando grande responsabilità e comprensione verso il problema, ma al tempo stesso assistendo impotenti al balletto di ordinanze tra Governo e Regione. Se quelle più recenti emanate a livello nazionale, infatti, hanno previsto una seppur timida riapertura delle librerie a partire dal 10 aprile scorso, riconoscendo ai libri lo status di beni primari, è arrivata poi a distanza di due giorni la perentoria risposta della Regione Campania che, con ordinanza del presidente Vincenzo De Luca, ha vietato la riapertura delle librerie sull’intero territorio regionale, considerandole luoghi ad alto rischio di contagio.

A livello nazionale, il settore della distribuzione libraria appare diviso: da un lato, le grandi catene di vendita premono per una riapertura precoce delle attività, soprattutto quelle legate ai maxistore, che sarebbero in grado di garantire un maggiore rispetto delle misure di distanziamento sociale; dall’altro, invece, il mondo delle piccole librerie si trova a dover gestire tutta una serie di problemi, che vanno dalle questioni economiche più urgenti legate alla gestione dei locali fino alle problematiche relative alla logistica e all’organizzazione degli spazi di esposizione, consultazione e vendita. A contribuire in maniera determinante al dibattito è stato l’appello Siamo librai, non simboli pubblicato sul blog Minima et moralia dal gruppo Led – Librai ed editori della distribuzione, il quale, a partire da una visione critica e realistica dei problemi del settore, ha chiesto più garanzie e tutele per il lavoro dei librai. A fare da contraltare, però, c’è stato l’appello dell’Ali – Associazione librai italiani, la principale associazione italiana di categoria, che dalle pagine del settimanale culturale de La Repubblica, Robinson, suffragata dalle tesi di alcuni intellettuali, si è dichiarata soddisfatta delle decisioni prese dal Governo. Dunque, anche il mondo dell’editoria e della cultura è spaccato a metà dall’epidemia di Coronavirus, tra le preoccupazioni dei più premurosi e l’ottimismo dei più audaci.

Tornando alla situazione in Campania, va detto che il mercato dell’editoria e della vendita di libri, anche prima del Coronavirus, vive tra enormi difficoltà da almeno un decennio, con i segni di una crisi profonda che si percepiscono da tempo con estrema chiarezza, già a partire dal capoluogo, dove nel corso dei questi anni c’è stata la chiusura di tantissime librerie storiche del centro, prima tra tutte un autentico “monumento nazionale” come Guida a Port’Alba (la cui sede è addirittura sottoposta a vincolo ministeriale di tutela). Proprio a Port’Alba, la tradizionale strada dei libri a Napoli, le tipiche bancarelle a fronte strada sono drasticamente diminuite. E ancora peggiore è la situazione di un altro luogo-simbolo come via Mezzocannone, nel cuore universitario della città, dove le decine di librerie che la punteggiavano sono state via via sostituite da pizzetterie, bar e localini vari e assortiti, fino alla recente chiusura (è storia di pochi mesi fa) di un altro marchio storico come Pisanti, all’angolo con Corso Umberto I.

Tutto ciò non è casuale, ovviamente, né può essere spiegato soltanto col boom della vendita on line. La Campania, infatti, detiene un triste record: secondo i dati Istat soltanto il 27% dei cittadini legge libri, ponendo la regione al terzultimo posto in Italia per numero di volumi venduti. Piccoli spiragli di luce, prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria, erano arrivati dalla nascita di un progetto ambizioso come The Spark Creative Hub, la nuova megalibreria multiservizi che aveva aperto a fine febbraio a piazza Bovio, proponendo una formula innovativa e il coordinamento, per il settore librario, di un operatore giovane e dinamico ma già molto esperto come Francesco Wurzburgher. Per far fronte ai problemi legati alla pandemia di Coronavirus, inoltre, il Comune di Napoli in questi giorni ha lanciato la campagna Libri a casa promuovendo e sostenendo la consegna a domicilio dei libri su tutto il territorio partenopeo. 

Ancora più complessa, se possibile, è la situazione in provincia, anche in centri di dimensioni medio-grandi e dalle radicate tradizioni culturali come, per esempio, Frattamaggiore o Aversa. In queste città, sono ancora attive due librerie storiche, molto conosciute e radicate nell’area nord di Napoli e nell’Agro aversano: la libreria Foschini di Frattamaggiore e la libreria Quarto stato di Aversa, vere e proprie istituzioni culturali sui rispettivi territori.

Raffaele Foschini è considerato “l’ultimo libraio” di Frattamaggiore. Assieme al fratello Angelo e alla sorella Antonietta ha fondato nel 1968 l’omonima libreria, che da oltre cinquant’anni rappresenta un punto di riferimento per tanti studenti, lettori e studiosi del territorio. Chi, della zona, non ha mai messo piede nella piccola bottega di libri situata su corso Durante 245 a Frattamaggiore? Chiunque entri nel negozio viene subito accolto da immense pile di libri, che Raffaele, assieme a suo fratello Angelo e ai nipoti più giovani, è intento a catalogare e sistemare tra gli scaffali del piano di sopra. Il suo negozio è un luogo nel quale vieni accolto col sorriso e la gentilezza che contraddistingue i librai frattesi, uno di quei luoghi dove qualsiasi lettore può sentirsi al sicuro, “protetto” da pareti di libri disposte quasi a simboleggiare un ventre materno. 

“I nostri clienti sono perlopiù amici di vecchia data dei libri”, esordisce Raffaele, che a 78 anni ha visto sotto i suoi occhi la trasformazione di Frattamaggiore. L’anziano libraio continua: “Ne è passata di acqua sotto i ponti e il mondo è cambiato, così come le abitudini delle persone. Ma i cambiamenti non sono stati sempre positivi, e soprattutto noi librai abbiamo dovuto fare i conti per primi con la crisi del mondo editoriale che ha coinciso anche con la grave crisi della cultura”. Nella voce di Raffaele si coglie il sentimento di nostalgia, ma anche la rabbia nei confronti di una classe politica che non ha mai saputo valorizzare la cultura. “Purtroppo bisogna fare i conti anche con una classe politica miope, autoreferenziale, incapace di valorizzare il patrimonio culturale e artistico di interi territori, priva di una visione del futuro. Ecco, se i politici iniziassero a leggere di più, forse riusciremmo ad affrontare i problemi con maggiore sensibilità e, attraverso la comprensione e l’empatia, trovare tante soluzioni alle difficoltà del quotidiano”. Raffaele non fa sconti a nessuno (tranne che sui libri) e ricorda come la sua libreria abbia portato avanti importanti battaglie, come quella contro il mercato in nero dell’editoria, tanto da meritare la menzione tra le prime pagine del quotidiano l’Unità nel 1996.

“Oggi noi piccoli librai – prosegue Foschini – ci troviamo ad affrontare una crisi senza precedenti, non solo a causa del Coronavirus. Per far fronte a questa situazione che ci obbliga a stare chiusi abbiamo attivato un servizio di consegne a domicilio, in modo da ridurre le distanze tra noi e i nostri amici lettori”. La libreria Foschini ha, infatti, aderito all’iniziativa Libri da asporto, una sorta di piattaforma di distribuzione nata dal basso per agevolare le librerie e le case editrici indipendenti per affrontare la tempesta. “Dobbiamo avere il coraggio di contrastare con tutte le nostre forze e idee la situazione attuale. Ad oggi è difficile fare previsioni sul futuro, ma bisogna cambiare strada, la pandemia cambierà il nostro modo di vivere e di vendere libri, e bisogna farlo con responsabilità. Il mondo delle librerie ha bisogno del sostegno di tutti”, conclude il libraio frattese. Il negozio è attualmente chiuso alla vendita diretta, ma può essere contattato all’indirizzo di posta elettronica [email protected] per l’acquisto di testi o anche per consigli di lettura.

Da Frattamaggiore ad Aversa si arriva in poco più di un quarto d’ora. Qui, nella città normanna, dal 1978 è attivissima in via Magenta 80 la libreria Quarto stato, gestita da oltre quarant’anni da Ernesto Rascato, punto di riferimento per lettori e studiosi dell’Agro. Con i libri di Ernesto, sono cresciute intere generazioni di aversani e di atellani, per i quali la libreria ha rappresentato un importante luogo di confronto e di dibattito, ma anche un punto di incontro e di socialità. “Abbiamo sempre combattuto per ridare lustro e orgoglio alla memoria storica di Aversa, tenendo salde le radici nel passato, ma guardando sempre al futuro e alle giovani generazioni”, sottolinea Rascato, citando con orgoglio le iniziative culturali che hanno visto impegnata in questi anni la libreria, al cui interno sono esposti persino cimeli e documenti storici del Settecento riguardanti il grande compositore aversano Domenico Cimarosa. La libreria-museo aversana cura, inoltre, l’archivio Alfonso Gallo, col compito di riportare alla luce gli antichi testi perduti.  

“La nostra è stata una vita dedicata anima e corpo ai libri, veri custodi del segreto dell’esistenza umana”, aggiunge a sua volta Antonella, la moglie di Ernesto, che assieme al marito gestisce da sempre la libreria. “Non è stato facile svolgere tutte le attività compiute, ma non possiamo che ringraziare i nostri amici lettori, perché è grazie a loro se noi siamo qui. Ad oggi siamo anche riusciti a pubblicare quattro testi, facendo affidamento sul circuito indipendente”, ribadisce Antonella, che però si mostra molto critica nei confronti delle istituzioni e del mondo editoriale: “Ci hanno lasciati soli e senza tutele, in un mare dominato dai pescecani che hanno sbranato il settore delle librerie indipendenti. Molti, quelli che non sono riusciti ad adeguarsi, hanno dovuto chiudere i battenti. Noi, invece, abbiamo resistito provando a utilizzare metodi alternativi, per non soccombere a un mercato sempre più aggressivo”.

Anche la storica libreria aversana è attualmente chiusa, così come imposto dalla Regione Campania per far fronte all’epidemia da Coronavirus. Tuttavia, sta svolgendo una serie di iniziative interessanti come i corsi di scrittura creativa da casa, per non perdere continuità nel suo tradizionale lavoro di formazione culturale. È inoltre possibile, anche in questo periodo, consultare e ordinare da Quarto stato libri introvabili, volumi antichi e fuori catalogo contattando la pagina Facebook della libreria. “Il particolare momento storico che stiamo vivendo ci impone di adottare tutta una serie di misure precauzionali per evitare ogni tipo di contagio da Coronavirus”, spiega Ernesto, che conclude: “La situazione è complessa e caotica, e stiamo capendo come attrezzarci una volta che il peggio sarà passato, per assicurare la vendita dei testi con tutte le precauzioni possibili. Anche se nulla sarà più come prima, noi torneremo a svolgere il nostro mestiere con la dedizione e la passione che ci ha sempre contraddistinti, senza mai rinunciare ad avere una visione critica del mondo che ci circonda”.

Insomma, la situazione inedita che stiamo vivendo in tempi di emergenza sanitaria e la storica disattenzione istituzionale verso questo comparto così importante fanno quasi venire alla mente quei mondi distopici nei quali i libri sono banditi perché considerati “pericolosi”, proprio come raccontato per esempio da Ray Bradbury nel romanzo Fahrenheit 451. Il paventarsi di questi cupi scenari, però, non ha fatto i conti con tutti quei librai coraggiosi come Raffaele, Ernesto e Antonella, che ogni giorno, dal basso, lottano per ridare dignità ai libri e alla cultura, offrendoci l’opportunità di costruire i nuovi mondi e le infinite possibilità che soltanto le pagine dei libri possono regalarci.

 

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Tags: AversacoronavirusculturaErnesto RascatoFrattamaggiorelibrerialibriRaffaele Foschini
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