Un pianeta con caratteristiche simili alla nostra Terra, orbitante attorno ad una stella a cento anni luce da noi. Questa la scoperta divulgata dalla Nasa nella giornata di lunedì 6 gennaio a Honolulu, isole Hawaii, durante il duecentotrentacinquesimo congresso dell’American Astronomical Society.
Come spesso accade per l’esplorazione dell’universo, quello che alcuni decenni fa poteva solo essere ipotizzato, sta lentamente prendendo forma e assumendo tratti ben definiti agli occhi dell’umanità intera. La scoperta è il primo risultato nel suo genere proveniente dal telescopio spaziale Tess (Transiting exoplanet survey satellite), lanciato dall’agenzia spaziale americana il 18 aprile 2018 alla ricerca di pianeti extrasolari.
Successore del telescopio Kepler, il Tess aveva già individuato diversi esopianeti nel corso di quasi due anni di attività, ma quel che rende speciale Toi – 700d, questo il nome attribuitogli, sono alcune condizioni particolari che lo predisporrebbero ad ospitare la vita. Il pianeta, che orbita attorno a una nana rossa con una massa pari a circa il 40% del nostro Sole, si troverebbe nella cosiddetta “zona abitabile”, cioè a una distanza dalla sua stella tale da permettere di mantenere acqua allo stato liquido sulla propria superficie, elemento indispensabile alla vita.
Toi – 700d, il più esterno dei tre pianeti che orbitano attorno alla stella Toi – 700, avrebbe dimensioni maggiori del 20% rispetto alla Terra e sarebbe in rotazione sincrona attorno al proprio astro, mostrerebbe cioè alla luce della sua stella sempre la stessa faccia, non presentando quindi un’alternanza fra il giorno e la notte. Ai primi rilevamenti, sicuramente incoraggianti, seguiranno ulteriori ricerche volte a confermare i dati in possesso degli esperti.
In questa scoperta potenzialmente straordinaria, che potrebbe aprire a inediti orizzonti di ricerca, c’è un po’ di Italia e, in particolare, di Campania. Nel team guidato dalla dottoressa Emily Gilbert dell’università di Chicago figurano, infatti, ben cinque ricercatori italiani, di cui due partenopei: Giovanni Covone e Luca Cacciapuoti, entrambi provenienti dal Dipartimento di fisica dell’università Federico II di Napoli. Ennesimo esempio lampante, questo, di come le eccellenze dei nostri territori, quando opportunamente valorizzate, possano lasciare un segno indelebile nello sviluppo scientifico della nostra epoca, arrivando ai vertici del proprio ambito professionale e accademico.
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