Dopo 75 anni di sostanziale pace in Europa e dopo che si era persa memoria della pandemia di influenza spagnola di un secolo fa, ci siamo trovati a far fronte a due sciagure che credevamo di non dover più vedere in Europa, grazie al superamento della guerra fredda da una parte, al progresso della medicina dall’altra parte. Ecco dunque lo sgomento collettivo, con nuovi motivi di ansia e preoccupazione che vanno ad aggiungersi a quelli già presenti (clima, precarietà del lavoro).
Prima due anni di pandemia, con restrizioni, quarantene e timori di contagio poi la guerra in Ucraina con immagini di distruzione, feriti e morti. Un binomio pandemia –guerra che ha generato incertezze, paure e precarietà dettate soprattutto dalle conseguenze e dagli effetti devastanti sull’economia e sulla crisi energetica.

“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa” e continua-“Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.
La Coldiretti, secondo quanto si legge su Adnkronos, nel commentare i dati Istat sull’inflazione che a febbraio registra circa -9,1%,afferma-In controtendenza all’andamento generale accelerano i prezzi dei beni alimentari che aumentano in media del 12,9% con punte massime del 55% per lo zucchero di cui l’Italia è fortemente deficitaria e del 44% per l’olio di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori. Ad aumentare sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%) che soprattutto quelli lavorati (+15,5%) che risentono del balzo dei costi di produzione legati alla trasformazione e dal confezionamento. Le difficoltà si estendono infatti dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio”.
Secondo i dati Istat del mese di febbraio, infatti “si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari, lavorati e non, dei Tabacchi e dei Servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale. Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,3%) e quella del cosiddetto ‘carrello della spesa, che risale a +12,7%, dopo il rallentamento osservato a gennaio .I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un’accelerazione in termini tendenziali (da +12,0% a +12,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9,0%)“.
