Il lavoro delle forze dell’ordine nel contrasto all’inquinamento ambientale, ai roghi tossici e altre forme di danneggiamento dell’ecosistema è fortemente incrementato, grazie anche all’inasprimento delle pene e delle sanzioni. Numerosi, infatti, sono i casi di persone e imprese trovate a smaltire illecitamente rifiuti, oppure che inquinano l’ambiente poiché vi è la presenza di macchinari obsoleti o privi di appositi sistemi atti a ridurre la polluzione. Ultimo, non per importanza, è il controllo effettuato dai carabinieri della stazione forestale di Napoli, nell’ambito di uno dei servizi disposti dal comando provinciale di Napoli tesi a contrastare i reati di natura ambientale e a prevenire i roghi. I militari, insieme a personale dell’Arpac, hanno ispezionato una società in Arzano in via Sette Re e hanno constatato diverse irregolarità.
Durante i controlli, infatti, è stata rinvenuta e poi sequestrata una macchina compattatrice di scarti di lavorazione, poiché, nella fase terminale, priva del sistema di filtraggio e raccolta delle polveri. Oltre al macchinario, sono state sequestrate anche tre cisterne interrate colme di olio combustibile che proveniva da una vecchia caldaia dismessa. A rispondere dei danni d’inquinamento ambientale è stato il rappresentante legale dell’azienda, il quale è stato contravvenzionato per la non corretta tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti speciali per un importo complessivo di trentamila euro.
Fatti questi che, purtroppo, non fanno altro che dimostrare quanto affermato nel recente dossier di Legambiente, Mare Monstrum 2020. Il documento presenta il Sud Italia, con la Campania al primo posto, come il macroterritorio più inquinato d’Italia. Con una media di tredici reati al giorno, il territorio campano si erge come il peggiore dello Stivale in questa speciale classifica: cemento a tonnellate, acque inquinate anche a causa di un quasi assente sistema di depurazione, scarichi illegali e pesca di frodo.
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