Inquinamento del Litorale domizio e flegreo: controlli dei carabinieri (Video)
Sequestri ai "Cantieri del Mediterraneo S.p.a" per irregolarità. Emerso anche un giro di estorsioni posto in essere dal clan camorristico Longobardi - Beneduce
Ormai da due mesi a questa parte, con l’inizio della stagione estiva, i carabinieri del Cufa – Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari hanno intrapreso una complessa e articolata campagna di controlli lungo il Litorale domizio e quello flegreo per reprimere e prevenire i fenomeni di inquinamento ambientale, in particolare i reati legati all’abbandono di rifiuti in mare e gli sversamenti illegali compiuti dalle imprese. L’attività di controllo lungo il litorale ha avuto inizio con il censimento delle principali attività produttive, soprattutto dei cantieri navali, e la successiva ispezione di trentasei impianti industriali potenzialmente impattanti sull’ecosistema ambientale e sullo stato delle acque. Alle operazioni hanno preso parte diversi nuclei operativi dell’Arma dei carabinieri tra cui i militari del gruppo per la tutela ambientale, quelli del Noe – Nucleo operativo ecologico e quelli della Forestale, forze che sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli.
Complessivamente i carabinieri dei citati reparti, coadiuvati dai militari del Nucleo ispettorato del lavoro e dalle sezioni territoriali dell’Arma, con l’ausilio dei reparti navali e di quelli subacquei, nelle aree costiere di Bacoli, Licola, Pozzuoli e di Giugliano in Campania nonché all’interno del porto di Napoli hanno controllato trentasei cantieri nautici denunciando ventotto persone all’Autorità giudiziaria partenopea e individuando ventitré scarichi abusivi che sversavano indiscriminatamente liquami direttamente in mare. L’attività di controllo ha altresì portato a tredici sequestri tra scarichi illeciti, rifiuti generati dalle operazioni di rimessaggio delle barche, impianti e apparecchiature, nonché di alcune aree di cantiere trasformate illecitamente in siti di stoccaggio per rifiuti industriali.
Il lavoro svolto dai militari del Noe di Napoli in due tra i più importanti cantieri navali del capoluogo ha permesso di individuare e localizzare almeno tre condotte, all’atto dei controlli non attive, confluenti nello specchio di mare portuale, sulle quali sono tuttora in corso approfondimenti investigativi al fine di individuarne l’origine e la tipologia degli scarichi riversati in mare. In tale contesto, il 22 luglio, i carabinieri hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Procura, ricadente sui piazzali esterni della società Cantieri del Mediterraneo S.p.a. nonché sui macchinari impiegati per la manutenzione e il rimessaggio dei natanti.
Tale provvedimento è stato adottato in seguito ai controlli effettuati presso gli stessi cantieri l’8 giugno scorso, quando i reparti dell’Arma avevano accertato come l’impresa in questione svolgesse attività di rimessaggio dei natanti in assenza delle autorizzazioni ambientali necessarie, in particolare quelle relative allo scarico dei reflui industriali. I carabinieri avevano inoltre riscontrato che numerose attività di rimessaggio, durante le quali venivano utilizzati solventi chimici e vernici dannose per l’ambiente, si svolgevano nei pressi della battigia senza l’utilizzo di vasche di accumulo e di depurazione necessarie per la raccolta e il regolare smaltimento dei reflui prodotti. Le sostanze tossiche finivano dunque in mare senza alcun trattamento.
Oltre alla lunga sfilza di reati ambientali i carabinieri hanno scoperto anche una rete di condotte criminali e di ricatti estorsivi consumatisi presso un cantiere nautico situato a Licola. I militari del Noe di Napoli hanno infatti raccolto indizi di un’estorsione subita dal titolare dell’attività cantieristica nel mese di dicembre 2020, a ridosso delle festività natalizie, da parte di tre scagnozzi vicini al clan Longobardi – Beneduce, sodalizio camorristico egemone nei Campi Flegrei. I tre sodali avevano chiesto duemila euro di “pizzo” per il mantenimento delle famiglie dei detenuti vicini al clan. Messo sotto pressione e intimidito, l’imprenditore aveva versato una prima rata da mille euro per ottenere la “protezione” della camorra. Le successive indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Pozzuoli hanno permesso di emettere tre provvedimenti cautelari restrittivi nei confronti degli affiliati al clan.
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