In una terra come la Campania, martoriata molto più di altre da uno scempio ambientale senza precedenti, frutto delle copiose e distruttive attività illecite dell’uomo, appare fondamentale che tutte le realtà del luogo, specialmente quelle più radicate sul territorio, si rimbocchino le maniche e lavorino per contenere il più possibile i danni dell’inquinamento e, magari, invertire una tendenza alla noncuranza predominante.
Non può che essere salutata favorevolmente, dunque, l’iniziativa delle diocesi di Acerra, Aversa, Capua, Caserta, Nola e Teano-Calvi, che hanno chiamato a raccolta i propri sacerdoti e diaconi il 14 gennaio all’auditorium monsignor Tommasiello di Teano, a partire dalle ore 9,30, per porre la questione ambientale al centro della vita delle parrocchie e trovare assieme un modo concreto di sostenere la popolazione dei territori più colpiti.
Il confronto di Teano rappresenta, idealmente, il culmine di un ciclo di incontri sul tema dell’inquinamento che va avanti da diverso tempo e che proseguirà con un evento per il quinto anniversario di “Laudato si’”, l’enciclica papale dedicata al tema del rispetto dell’ambiente, in programma ad Acerra per il 18 aprile 2020.
“Da anni le nostre terre soffrono – si legge nella lettera inviata ai presbiteri delle diocesi coinvolte – e la cura della casa comune è diventata un’urgenza dell’ora presente. I vescovi campani più volte sono intervenuti con messaggi e, l’anno scorso, sollecitati dal fenomeno dei roghi tossici, invitammo tutte le comunità a vivere una giornata di digiuno e di preghiera; l’invito fu ben recepito e vivemmo un forte momento comunitario. Ma, nell’insieme, sembra che la sensibilità e l’educazione alla custodia del creato non siano passate nel vissuto concreto della pastorale ordinaria, cioè negli itinerari di fede (catechesi) e, soprattutto, nella nostra predicazione”.
Il monito dei prelati è chiaro. “Più in generale, noi vescovi – scrivono – siamo preoccupati dell’affievolimento della dimensione profetica del nostro ministero, non solo per quanto riguarda la questione ambientale, ma in genere, per tutto ciò che riguarda la dimensione sociale della fede. Non ne parliamo, non educhiamo abbastanza alla pace, alla giustizia e alla salvaguardia del creato. Siamo consapevoli che, se tale dimensione non entra nel tessuto ordinario della pastorale, di fatto essa non passerà. Ci chiediamo: sarà per stanchezza? per rassegnazione? In fondo, così si pensa, che cosa possiamo fare noi di fronte ad un dramma di tali proporzioni? Eppure, non possiamo tacere: siamo di fronte ad un vero dramma che già segna il presente e certamente segnerà il futuro delle nuove generazioni”.
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