di Mario Schiavone
Di cosa scrivi durante questa quarantena?
“Scrivo soprattutto pezzi su altri libri, come faccio sempre. Rileggo, in questi giorni, poesie che ho sui taccuini e siccome non sempre capisco la mia calligrafia è bene che mi spicci a ricopiarle”.
Che cosa leggi?
“Leggo vecchie poesie, aprendo libri che amo a caso. Poi i romanzi sui quali lavoro, tra i più recenti mi è piaciuto molto Topeka school, di Ben Lerner (Sellerio, trad. Martina Testa). Ho appena cominciato I colpevoli, di Andrea Pomella, uscito il 5 maggio”.
Raccontaci una cosa bella che ti è accaduta in questo periodo.
“La cosa bella è passeggiare per Venezia che vuota è ancora più bella. Il vuoto però fa un po’ paura. Che cosa te ne fai della bellezza se non puoi condividerla? La cosa bellissima è poter passare il tempo con mia moglie, nella casa che amiamo, con i nostri cani. Siamo fortunati, pur nel disastro di questi giorni”.
Parlaci anche di una cosa brutta che hai vissuto in questo periodo.
“La cosa brutta sono le persone che denunciano (o additano) le altre persone solo perché fanno due passi o corrono. Un atteggiamento insopportabile”.
Come immagini “il dopo” tutto questo?
“Non lo so, non credo – come molti ipotizzano – che ne usciremo migliori. Credo che ne usciremo stanchi e provati, spero tutti interi”.
Gianni Montieri è nato a Giugliano in Campania nel 1971 e vive a Venezia. Ha pubblicato: Le cose imperfette (ottobre 2019 per Liberaria) Avremo cura (2014) e Futuro semplice (2010). Suoi testi sono inseriti nella rivista monografica Argo, nei numeri sulla morte (VIXI) e sull’acqua (H2O) e nel numero 19 della rivista Versodove; sue poesie sono incluse nel volume collettivo La disarmata, (2014). È tra i fondatori del laboratorio di scrittura Lo squero della parola. Scrive su Doppiozero, minima&moralia, Huffington Post, Rivista Undici e Il Napolista, tra le altre. È redattore della rivista bilingue The Flr. È nel comitato scientifico del Festival dei matti.
Segui già la pagina Facebook Il Crivello.it?
Commenti riguardo questo post